ANGELI, azione sugli uomini (3, 81. 88. 92)

(III, 81) L’ordinamento degli uomini tra loro e rispetto agli altri esseri

Leggiamo nella Genesi (1, 26): «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza», cioè in quanto dotato di intelletto, «e abbia potere sui pesci del mare, gli uccelli dell’aria e le bestie della terra». Si dà poi un certo ordine degli uomini tra loro. Quelli infatti che emergono per intelligenza, per natura dominano sugli altri, mentre quelli che sono scarsi di intelligenza e robusti corporalmente sembrano destinati a servire, come dice Aristotele nella Politica [I, c. 2, nn. 13 ss.]. E con ciò concorda Salomone [Pr. 11,29]: «Chi è stolto sarà servo di chi è saggio», e nell’Esodo (18, 21-22) si legge: «Scegli fra tutto il popolo uomini saggi e pieni di timor di Dio, che amministrano al popolo la giustizia in ogni tempo». Può verificarsi però talora il disordine del malgoverno. Salomone vi accenna quando scrive [Qo 10,5]: «C’è un male che ho visto sotto il sole, derivante quale errore da chi governa: che uno stolto sia posto nella più alta dignità». Tuttavia questo disordine non esclude la provvidenza divina poiché esso, per divina permissione, proviene dagli agenti inferiori, come si è detto anche degli altri mali [c. 71]. Anzi, tale disordine non perverte del tutto l’ordine naturale: poiché il dominio degli stolti sarebbe inconsistente se non fosse sostenuto dal consiglio di gente assennata. Di qui le parole di Pr 20, 18: «Con il consiglio si darà vigore alle imprese, e con giudizio vanno condotte le guerre»; e 24, 5-6: «Il saggio è forte e l’uomo dotto è robusto e vigoroso, poiché secondo un piano si prepara la guerra, e la salvezza sta nell’abbondanza dei consigli». E poiché chi consiglia guida colui che riceve il consiglio, e in un certo senso lo domina, in Pr 17, 2 si legge che «il servo sapiente dominerà sui figli stolti». È quindi evidente che la divina sapienza ha posto un ordine in tutte le cose, per cui è vero ciò che dice l’Apostolo [Rm 13,1]: «Le cose che sono da Dio, sono ordinate».

(III, 88) Non sono le sostanze separate create la causa diretta delle nostre scelte o volizioni, ma solo Dio

Il desiderio della volontà si acquieta solo nel bene divino che è il suo ultimo fine, come abbiamo visto [cc. 37 e 50]. Perciò soltanto Dio può muovere la volontà come causa agente. Inclinare la volontà verso qualche cosa è solo di quell’essere che è causa della natura intellettiva. Ora, ciò spetta soltanto a Dio [cf. II, 87]. Quindi egli soltanto può inclinare la nostra volontà verso qualcosa. Di qui le parole di Pr 21,1: «Il cuore del re è nella mano del Signore; egli lo volgerà dovunque vuole». E di Fil 2,13: «È Dio che suscita in noi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni».

(III, 92) In che senso uno è detto fortunato, e in che modo la persona umana viene aiutata dalle cause superiori

Si dice che uno ha in suo favore la fortuna «quando gli capita un bene estraneo alla propria intenzione». Quanto poi all’influsso dei corpi celesti sui nostri corpi, diciamo che causano in noi delle predisposizioni naturali o fisiche.

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