(III, 82) I corpi inferiori sono governati da Dio mediante i corpi celesti
Come le sostanze intellettive inferiori sono governate da quelle superiori affinché le disposizioni della divina provvidenza scendano gradatamente fino alle realtà più basse [cf. cc. 78 s.], così, per la stessa ragione, i corpi inferiori sono regolati da quelli superiori. Il principio primo del moto deve essere una realtà immobile. Quindi gli esseri che più si avvicinano all’immobilità devono essere motori degli altri. Ora, i corpi celesti si avvicinano all’immobilità del primo principio più dei corpi terrestri, poiché non hanno che un unico moto, cioè quello locale, mentre gli altri corpi subiscono ogni genere di moto. Dunque i corpi celesti muovono e governano i corpi terrestri. Di qui il titolo.
(III, 83) Riepilogo dei capitoli precedenti
Da tutto ciò che abbiamo spiegato possiamo concludere che nel progettare l’ordine da imporre alle cose Dio dispone tutto da se stesso […]. Nell’attuare invece tale ordine egli governa gli esseri inferiori mediante quelli superiori. Cioè quelli corporali mediante quelli spirituali [c. 78], gli spiriti inferiori mediante gli spiriti superiori [c. 79], i corpi inferiori mediante quelli superiori [c. 82].
(III, 84) I corpi celesti non influiscono sulle nostre intelligenze
Abbiamo visto [cc. 78 ss.] che l’ordine della divina provvidenza stabilisce che gli esseri inferiori siano governati e mossi da quelli superiori. Ora, l’intelletto, in ordine di natura, è superiore a tutti i corpi [cf. II, cc. 49 ss.]. Quindi è impossibile che i corpi celesti agiscano direttamente sull’intelletto, per cui non possono essere causa diretta di ciò che riguarda l’intelligenza. Ciò che è causato dal moto dei corpi celesti è soggetto al tempo, che è «la misura del primo moto dei cieli» [Fis., 4, c. 1]. Perciò le cose che astraggono del tutto dal tempo non sono soggette alle realtà celesti. Ora, l’intelletto nella sua attività astrae dal tempo come astrae dal luogo, poiché considera l’universale, che è astratto dal luogo e dal tempo. Dunque l’attività intellettiva non è soggetta ai moti celesti.
(III, 85) I corpi celesti non sono causa delle nostre volizioni e delle nostre deliberazioni
La volontà risiede nella parte intellettiva della nostra anima […]. Se quindi i corpi celesti non possono influire direttamente sul nostro intelletto, come abbiamo visto [c. prec.], non potranno influire direttamente nemmeno sulla nostra volontà. Le cose ordinate a un fine sono ad esso proporzionate. Ora, le deliberazioni umane sono ordinate, come al loro ultimo fine, alla felicità. E questa non consiste in qualche bene corporale, ma nel fatto che l’anima si unisce con l’intelletto alle realtà divine, come si è mostrato sopra [cc. 25 ss.], sia secondo l’insegnamento della fede che secondo l’opinione dei filosofi. Dunque i corpi celesti non possono essere causa delle nostre deliberazioni. Di qui le parole di Geremia (10, 2-3): «Non abbiate timore dei segni del cielo che spaventano le genti, poiché i riti dei popoli sono vani».
(III, 86) Gli effetti fisici nei corpi terrestri non derivano in maniera necessaria dai corpi celesti
Il moto dei corpi celesti avviene sempre nello stesso modo. Se dunque gli effetti dei corpi celesti qui sulla terra derivassero in maniera necessaria, i loro effetti sulla terra sarebbero sempre nello stesso modo. Invece non è così sempre, ma solo nella maggior parte dei casi. Quindi … I corpi celesti sono agenti naturali, che richiedono una materia su cui agire. Ora, tale materia sono i corpi inferiori […], che possono venire meno, per cui la loro natura esclude la necessità. Di qui il titolo.
(III, 87) Il moto dei corpi celesti non è causa delle nostre scelte in virtù dell’anima che li muove, come alcuni dicono
Ogni effetto prodotto da una causa efficiente per mezzo di uno strumento deve essere proporzionata allo strumento come alla causa agente, poiché non si usa uno strumento qualsiasi per tutti gli effetti. Quindi non è possibile che uno strumento intervenga per compiere una cosa alla quale in nessun modo può estendersi la sua azione strumentale. Ora, l’azione di un corpo in nessun modo può estendersi a mutare l’intelletto e la volontà, come abbiamo già dimostrato [cc. 84 ss.].
(III, 88) Non sono le sostanze separate create la causa diretta delle nostre scelte o volizioni, ma solo Dio
Il desiderio della volontà si acquieta solo nel bene divino che è il suo ultimo fine, come abbiamo visto [cc. 37 e 50]. Perciò soltanto Dio può muovere la volontà come causa agente. Inclinare la volontà verso qualche cosa è solo di quell’essere che è causa della natura intellettiva. Ora, ciò spetta soltanto a Dio [cf. II, 87]. Quindi egli soltanto può inclinare la nostra volontà verso qualcosa. Di qui le parole di Pr 21,1: «Il cuore del re è nella mano del Signore; egli lo volgerà dovunque vuole». E di Fil 2,13: «È Dio che suscita in noi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni».
(III, 89) Dio è causa non solo della volontà, ma anche del suo moto
In Isaia (26,12) si legge: «Tutte le nostre opere tu le hai compiute, Signore». Quindi riceviamo da Dio non solo la volontà, ma anche il volere. – Salomone dice [cf. c. 88]: «Lo volgerà dovunque vuole»; quindi la causalità divina si estenderà allo stesso atto.