Atti umani, atti imperati (I-II, 17)

Gli atti comandati dalla volontà

Articolo 1

Se comandare sia un atto della ragione o della volontà

Comandare è un atto della ragione, presupposto un atto della volontà in forza del quale la ragione muove col comando all’esercizio dell’atto.

Articolo 2

Se gli animali bruti possano comandare

È impossibile che negli animali bruti, privi di ragione, vi sia in qualche modo il comando.

Articolo 3

Se l’uso preceda il comando

L’uso dei mezzi in quanto si trovano [concettualmente] nella ragione che li ordina al fine, precede la scelta, come si è detto [q. 16, a. 4]. Molto di più quindi precede il comando. – Invece l’uso dei mezzi in quanto sono soggetti alla potenza esecutiva, è posteriore al comando.

Articolo 4

Se il comando e l’atto comandato siano atti distinti o siano un unico atto

Il comando e l’atto comandato formano un unico atto umano: come un certo tutto è una cosa sola, ma è molteplice per le sue parti.

Articolo 5

Se l’atto della volontà possa essere comandato

Gli atti della volontà possono essere comandati.

Articolo 6

Se l’atto della ragione possa essere comandato

Quanto all’esercizio dell’atto, l’atto della ragione è sempre passibile di comando. Quanto all’oggetto [bisogna distinguere]. Quanto all’apprensione della verità su un dato argomento, l’atto della ragione non è in nostro potere, e non può essere comandato. Quanto invece al dare l’assenso alle cose conosciute, se si tratta di nozioni a cui l’intelletto assente naturalmente, come i primi principi, allora, propriamente parlando, tale atto non sottostà al comando. Ci sono però delle nozioni che non convincono l’intelletto al punto di togliergli la facoltà di assentire o di dissentire, o almeno di sospendere l’assenso o il dissenso, per qualche motivo: e in questo caso l’assenso o il dissenso sono in nostro potere, e ricadono sotto il comando.

Articolo 7

Se gli atti dell’appetito sensitivo possano essere comandati

Gli atti dell’appetito sensitivo non dipendono solo dalla potenza sensitiva, ma anche dalle disposizioni del corpo.

Ora, ciò che ha attinenza con le potenze dell’anima segue la conoscenza, e da questo lato l’appetito sensitivo sottostà al comando della ragione. Invece le qualità e le disposizioni del corpo non sottostanno al comando della ragione, per cui da quest’altro lato il moto dell’appetito sensitivo viene impedito dal sottostare pienamente a tale comando.

E così Aristotele insegna che la ragione presiede all’appetito irascibile e concupiscibile con un dominio non dispotico, ma politico.

Articolo 8

Se gli atti dell’anima vegetativa possano essere comandati

Gli atti dell’anima vegetativa non sottostanno al comando della ragione.

Articolo 9

Se gli atti delle membra esterne possano essere comandati

Tutti i moti delle membra dovuti alle potenze sensitive obbediscono al comando della ragione; invece i moti delle membra che accompagnano le potenze naturali o fisiologiche non sottostanno a tale comando.

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