Atti umani, bontà e malizia negli atti esterni (I-II, 20)

La bontà e la malizia degli atti umani esterni

Articolo 1

Se la bontà e la malizia siano prima nell’atto della volontà o prima nell’atto esterno

La bontà o la malizia che ha l’atto esterno in ordine al fine si trova prima nell’atto della volontà; e da esso deriva all’atto esterno. La bontà o la malizia invece che l’atto esterno ha in sé, per la materia e le circostanze, non deriva dalla volontà, ma piuttosto dalla ragione. Per cui se si considera la bontà dell’atto esterno secondo che è nell’ordinamento e nell’apprensione della ragione, essa precede la bontà dell’atto volontario; secondo invece l’esecuzione dell’opera, segue la bontà della volontà, che è il suo principio.

Articolo 2

Se tutta la bontà o la malizia dell’atto esterno dipenda dalla bontà della volizione

La bontà del volere derivato dalla [sola] intenzione del fine non basta a rendere buono l’atto esterno: se dunque la volontà è cattiva o per il fine inteso o per l’azione voluta, di conseguenza l’atto esterno sarà cattivo.

Articolo 3

Se l’atto esterno e quello interno condividano l’identica bontà o malizia

Talora è identica la bontà o la malizia dell’atto interno e di quello esterno, talora invece vi è distinzione […]. Quando l’atto esterno è buono o cattivo soltanto in ordine al fine, allora è del tutto identica la bontà o la malizia dell’atto della volontà, che di per sé ha per oggetto il fine, e quella dell’atto esterno, che si rapporta al fine mediante l’atto della volontà. Quando invece l’atto esterno ha una bontà o malizia intrinseca, dovuta cioè alla materia e alle circostanze, allora la bontà dell’atto esterno è distinta dalla bontà derivante dal fine.

Articolo 4

Se l’atto esterno aggiunga qualcosa alla bontà o alla malizia dell’atto interno

Se parliamo della bontà che deriva all’atto esterno dalla volizione del fine, allora l’atto esterno non aggiunge nulla in fatto di bontà, a meno che la volizione stessa non diventi intrinsecamente migliore nel bene, o peggiore nel male […].

Se invece parliamo della bontà che l’atto esterno riceve dall’oggetto e dalle debite circostanze, allora tale atto sta alla volizione come il suo termine o fine. E sotto questo aspetto l’atto esterno aggiunge bontà o malizia alla volizione […].

Articolo 5

Se gli eventi successivi possano accrescere la bontà o la malizia dell’atto esterno

Se l’evento è previsto, è chiaro che non accresce la bontà o la malizia […]. Se non è previsto bisogna distinguere. Se tale evento segue all’atto direttamente e nella maggior parte dei casi, allora quell’evento aggiunge bontà o malizia all’azione […]. Al contrario, se l’evento consegue all’azione in casi sporadici, e solo indirettamente, allora l’evento non aggiunge nulla alla bontà o alla malizia dell’atto.

Articolo 6

Se un identico atto esterno possa essere buono e cattivo

Se prendiamo un atto che è unico secondo il genere della moralità, è impossibile che sia buono e cattivo moralmente. Se invece è unico per unità di natura, e non per unità morale, può essere buono e cattivo.

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