La bontà e la malizia dell’atto interno della volontà
Articolo 1
Se la bontà della volontà dipenda dall’oggetto
Il bene e il male degli atti di volizione vengono determinati propriamente in base all’oggetto.
Articolo 2
Se la bontà della volontà dipenda unicamente dall’oggetto
La bontà o la malizia della volizione va riscontrata in un unico elemento […]. Perciò la bontà della volontà va riscontrata in quell’unico elemento che costituisce essenzialmente la bontà di un atto, cioè nell’oggetto, e non nelle circostanze, che sono come gli accidenti dell’atto.
Articolo 3
Se la bontà della volontà dipenda dalla ragione
La bontà della volontà dipende dalla ragione nel modo stesso in cui dipende dall’oggetto.
Articolo 4
Se la bontà della volontà dipenda dalla legge eterna
La bontà della volontà umana dipende dalla legge eterna molto più che dalla ragione umana.
Articolo 5
Se la volontà che discorda dalla ragione erronea sia cattiva
Ogni volere che discorda dalla ragione, sia retta che erronea, è sempre peccaminoso.
Articolo 6
Se la volontà che concorda con la ragione erronea sia buona
Se la ragione o la coscienza è erronea per un errore direttamente o indirettamente volontario, riguardo a cose che uno è tenuto a sapere, tale errore non scusa dal peccato la volontà che segue la ragione o la coscienza erronea. Se invece si tratta di un errore che produce involontarietà, in quanto provocato, senza negligenza alcuna, dall’ignoranza di particolari circostanze, allora tale errore della ragione o della coscienza scusa la volontà dal peccato.
Articolo 7
Se la bontà della volizione dei mezzi dipenda dall’intenzione del fine
Siccome la bontà della volizione dipende, come si è detto [aa. 1,2], dalla bontà dell’oggetto voluto, necessariamente deve dipendere dall’intenzione del fine.
Quando però l’intenzione si aggiunge a una volizione preesistente, allora la bontà della prima volizione non dipende dall’intenzione susseguente, a meno che non venga reiterato l’atto di volizione con l’intenzione sopravvenuta.
Articolo 8
Se nella volizione la misura della bontà o della malizia
sia pari al bene o al male esistente nell’intenzione
Se parliamo della misura dell’intenzione e della volizione in rapporto all’oggetto, è chiaro che la grandezza dell’atto è indipendente dal grado dell’intenzione […]. Però il grado della buona intenzione ridonda sulla volontà.
Se invece si considera la misura dell’intenzione e degli altri atti in rapporto alla loro intensità, allora l’intensità dell’intenzione ridonda sull’atto interno e su quello esterno della volontà.
Articolo 9
Se la bontà della volontà dipenda dalla conformità con la volontà di Dio
Perché la volontà umana sia buona si richiede che sia conforme alla volontà di Dio.
Articolo 10
Se sia necessario che la volontà umana, per essere buona,
si conformi all’oggetto della volontà divina
Quanto Dio vuole lo vuole sotto l’aspetto dal bene comune, cioè della sua bontà, che è il bene di tutto l’universo […]. Quindi può capitare che una volontà sia buona nel volere, sotto un aspetto particolare, una cosa che Dio non vuole sotto un aspetto più universale, e viceversa […].
Quindi perché uno possa volere con volontà retta un bene particolare è necessario che tale bene particolare sia l’oggetto materiale della sua volontà, e il bene divino e universale ne sia l’oggetto formale. Quindi la volontà umana è tenuta a conformarsi all’oggetto formale della volontà di Dio; non è invece tenuta per quanto riguarda l’oggetto materiale […]. E tuttavia, pur non conformandosi ad essa quanto all’oggetto materiale, si rende conforme alla volontà divina quale causa efficiente.