Le conseguenze degli atti umani in rapporto alla loro bontà e malizia
Articolo 1
Se l’atto umano, in quanto buono o cattivo,
implichi la nozione di rettitudine o di peccato
Le azioni umane, per il fatto che sono buone o cattive, implicano la nozione di rettitudine o di peccato.
Articolo 2
Se l’atto umano, in quanto buono o cattivo,
abbia l’aspetto di cosa lodevole o colpevole
Il bene e il male nelle sole azioni volontarie comportano la nozione di lode o di colpa.
Articolo 3
Se l’atto umano, in quanto buono o cattivo, possa implicare merito o demerito
Quando uno agisce a vantaggio o a danno di una persona singola, si trova nel suo atto una doppia ragione di merito o di demerito. Primo, in forza della retribuzione da parte della persona beneficata o danneggiata. Secondo, in forza della retribuzione a lui dovuta da parte della società. Ora, quando uno ordina direttamente il proprio atto al bene o al male di tutta una collettività, gli è dovuta prima di tutto e principalmente una retribuzione da parte della collettività, e secondariamente da parte di tutti i membri di essa. – E anche quando uno compie un’azione che torna a vantaggio o a danno di se stesso merita una retribuzione […].
Articolo 4
Se l’atto umano, in quanto buono o cattivo, acquisti un merito o un demerito presso Dio
I nostri atti, buoni o cattivi, come si è detto [a. prec.], hanno un merito o un demerito in rapporto ad altri o secondo la persona stessa interessata, o secondo la collettività: in entrambi i modi essi hanno un merito o un demerito presso Dio.