BENE, in Dio (1, 37-41)

(I, 37) La bontà di Dio

Dalla perfezione di Dio di cui abbiamo parlato [cc. 28 ss.] si può dedurre la sua bontà. – Ogni cosa è buona per il fatto che è perfetta. Ora, sopra [c. 28] abbiamo dimostrato che Dio è perfetto. Dunque è buono. «Il bene è ciò che tutti desiderano», come dice Aristotele all’inizio dell’Etica. Ora, tutte le cose bramano di esistere secondo la loro misura, come risulta dal fatto che ogni cosa, secondo la propria natura, resiste alla corruzione. Perciò l’esistenza attuale costituisce la ragione stessa di bene, cosicché la privazione di un atto che impoverisce una potenza, come spiega Aristotele […], implica il male, che è l’opposto del bene. Ora Dio, come abbiamo visto sopra [c. 15], è un ente in atto e non in potenza. Quindi è veramente buono.

(I, 38) Dio è la stessa bontà

Da ciò si può dedurre che Dio è la sua bontà. In ogni cosa infatti il bene consiste nell’essere in atto. Ora, Dio non solo è in atto, ma è il suo stesso essere [c. 22]. Egli perciò non solo è buono, ma è la stessa bontà. Ciò che è può partecipare qualcosa, ma l’essere stesso [non può partecipare] nulla: infatti ciò che partecipa qualcosa è in potenza, mentre l’essere è un atto. Ora, Dio è l’essere medesimo [cf. c. 22]. Quindi non è buono per partecipazione, ma è la bontà stessa.

(I, 39) In Dio non può trovarsi il male

Ciò che è l’opposto dell’essenza di una cosa non le può essere in alcun modo attribuito, finché essa perdura […]. Ora, la bontà non è che l’essenza di Dio, come si è mostrato [c. prec.]. Dunque il male, che è l’opposto del bene, non può aver luogo in lui. A Dio, che è il proprio essere, non si può attribuire nulla per partecipazione. Quindi se a lui si attribuisse il male [ivi], non gli sarebbe attribuito per partecipazione, ma per essenza. Ora, il male non può essere attribuito a nulla per essenza [e tanto meno a Dio].

(I, 40) Dio è il bene di ogni bene

Come si è visto [c. 37], la bontà di ogni cosa è la sua perfezione. Ora Dio, essendo perfetto in modo assoluto, con la sua perfezione abbraccia tutte le perfezioni di ogni altra cosa, come abbiamo dimostrato [c. 28]. Dunque la sua bontà abbraccia ogni bontà, e quindi egli è il bene di ogni bene.

(I, 41) Dio è il sommo bene

Il bene nella sua universalità è superiore a qualsiasi bene particolare […]. Ora, la bontà di Dio sta alle altre cose come il bene universale sta al bene particolare. Quindi egli è il sommo bene. Un attributo che conviene per essenza è detto con più verità di quello che conviene per partecipazione. Ora, Dio è buono per essenza, mentre le altre cose lo sono per partecipazione [cf. c. 33]. Dunque egli è il sommo bene.

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