CREAZIONE, in sé (2, 15-21)

(II, 15) Dio è causa dell’essere per tutte le cose

Dobbiamo dimostrare che, all’infuori di Dio, nulla può avere l’essere se non da lui. Ciò che spetta a una data cosa in forza della sua natura non può trovarsi in essa né minorato né imperfetto […]. Quindi, in ogni genere di cose, l’essere a cui spetta in grado somma l’attribuzione di quel genere sarà la causa di tutto ciò che rientra in tale genere. Ora, Dio è al sommo dell’essere [cf. I, c. 13]. Quindi è la causa di tutto ciò di cui si dice che è ente. Ciò che è per essenza è causa di tutti gli enti che sono per partecipazione […]. Ora, Dio è ente per essenza, poiché è lo stesso essere. Invece ogni altro ente è ente per partecipazione: poiché di enti che siano il loro essere non si può riscontrarne che uno solo [cf. I, c. 42]. Quindi Dio è causa dell’essere per tutte le altre cose. Questa dottrina è confermata dalla divina rivelazione. Nei Salmi infatti si legge [145, 6]: «Egli ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che in essi si trova»; Gv 1,3: «Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla è stato fatto»; Rm 11,36: «Da lui, per lui e in lui sono tutte le cose. A lui gloria nei secoli».

(II, 16) Dio ha prodotto le cose dal nulla

Agire solo mediante il moto e la trasmutazione non può competere alla causa universale dell’essere: infatti mediante un moto o una mutazione non si passa dall’assoluto non essere all’essere, ma da questo ente a quest’altro. Ora Dio, come si è dimostrato [c. 15], è il principio universale dell’essere. Quindi non gli compete di agire soltanto per trasmutazione, e per fare qualcosa non ha bisogno di una materia preesistente. Ogni causa agente produce un effetto che in qualche modo le assomiglia. Ora, Dio non è un essere in atto per una forma a lui inerente, ma in forza di tutta la sua sostanza [cf. I, cc. 22 e 23]. Dunque la misura e il modo del suo agire consiste nel produrre tutta la realtà sussistente, e non solo una realtà inerente, come la forma nella materia. D’altra parte, agisce in questo modo ogni agente che nell’agire non richiede una materia. Quindi Dio non richiede una materia pregiacente nella sua azione. Anche la materia prima in qualche modo esiste, poiché è un ente in potenza. Ora, Dio è causa di tutto ciò che esiste, come abbiamo spiegato [c. prec.]. Quindi è causa della materia prima, a cui nulla preesiste. Quindi l’azione divina non richiede una materia preesistente. La divina Scrittura conferma questa verità dicendo: «In principio Dio creò il cielo e la terra». Infatti creare non è altro che produrre qualcosa senza una materia preesistente. E con ciò viene anche confutato l’errore degli antichi filosofi, secondo i quali «dal nulla non si fa nulla» (ex nihilo nihil fit). Ciò è vero per le cause agenti particolari. Ma essi non erano ancora giunti alla conoscenza della causa agente universale, causa efficiente di tutto l’essere, che nel suo agire non ha bisogno di presupporre nulla.

(II, 17) La creazione non è un moto né un mutamento

Ogni moto, o mutamento, è «l’atto di ciò che è in potenza in quanto è in potenza». Ora, nella creazione nulla preesiste in potenza per ricevere l’azione [cf. c. 16]. Quindi essa non è un moto o una mutazione. – In ogni mutamento, o moto, ci deve essere qualcosa che ora è diverso da come era prima, come è implicito nello stesso termine di mutazione. Ora, dove si produce tutta la sostanza di una cosa, non ci può essere qualcosa che prima sia diverso da dopo: poiché ciò non sarebbe prodotto allora, ma presupposto alla produzione. Perciò la creazione non è un mutamento.

(II, 18) Come si risponde alle obiezioni contro la creazione

Da ciò risulta con chiarezza l’incongruenza di chi rifiuta la creazione con ragioni desunte dalla natura del moto, o del mutamento: per esempio che la creazione, al pari delle altre mutazioni, deve essere in un soggetto; e il non essere deve trasformarsi nell’essere, alla maniera in cui il fuoco si trasforma in aria. Infatti la creazione non è una mutazione […], ma è nel genere della relazione. Per cui nulla impedisce che sia nella realtà creata come in un soggetto. È chiaro però che, da un punto di vista puramente concettuale, la creazione è una certa mutazione: in quanto cioè il nostro intelletto concepisce un’identica cosa prima non esistente, e poi esistente. Si vede ancora, se la creazione è una certa relazione, che è una certa realtà; e non è né increata, né creata con un’altra relazione. Poiché infatti l’effetto creato dipende realmente da chi crea, bisogna che tale relazione sia una realtà. Ora, ogni realtà è prodotta nell’essere da Dio. Quindi risulta prodotta nell’essere da Dio. Non però creata con un’altra creazione distinta […]. Poiché gli accidenti e le forme, come non sussistono per se stessi, così non sono creati per se stessi, essendo la creazione la produzione di un ente sussistente; e così come esistono in altro, così sono creati in altro. Inoltre, la relazione non si riferisce con un’altra relazione, poiché così si andrebbe all’infinito, ma si riferisce per se stessa, essendo essenzialmente relazione. Non c’è quindi bisogno di un’altra creazione con cui la stessa creazione sia creata, procedendo così all’infinito.

(II, 19) Nella creazione non c’è successione

La successione è propria del moto. Ora, la creazione non è un moto, né il termine di un moto […]. In essa non c’è quindi alcuna successione. In ogni moto successivo c’è un dato intermedio fra i due estremi: poiché un moto continuo raggiunge prima questo dato e poi il termine ultimo. Ora, fra l’essere e il non essere, che sono come i termini estremi della creazione, non ci può essere nulla di intermedio. Quindi in essa non c’è alcuna successione. Nella Sacra Scrittura si afferma che la creazione fu compiuta in un istante indivisibile quando si dice: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gen 1,1). Secondo san Basilio, infatti, «In principio» indica l’inizio del tempo, che è un istante indivisibile.

(II, 20) Nessun corpo è in grado di creare

Creare non spetta che a una potenza infinita. Ora, nessuna potenza corporea può essere infinita, come dimostra Aristotele nella Fisica [5, c. 3, n. 2]. Quindi … – Un corpo può agire solo mediante il contatto. Ora, il contatto presuppone l’altro, che nella creazione non c’è. Quindi …

(II, 21) Solo Dio può creare

La creazione è la prima opera, poiché non ne presuppone alcuna, mentre le altre la presuppongono. Quindi la creazione è opera esclusiva di Dio, che è la prima causa agente. Nessuna creatura può creare nemmeno come causa strumentale, poiché lo strumento ha il compito di disporre ciò su cui si agisce a ricevere l’influsso dell’agente principale. Ora, nella creazione non c’è nulla su cui si agisce. Quindi …

 

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