I precetti morali della legge antica
Articolo 1
Se tutti i precetti morali appartengano alla legge naturale
È evidente che tutti i precetti morali, sia pure in maniera diversa, appartengono alla legge naturale: poiché questi precetti hanno per oggetto i buoni costumi, e questi sono tali perché concordano con la retta ragione, dato che qualsiasi giudizio della ragione umana deriva in qualche modo dalla ragione naturale.
Articolo 2
Se i precetti morali della legge riguardino gli atti di tutte le virtù
È necessario che tali atti vengano distinti secondo i diversi tipi di società.
Ora, i precetti della legge umana si limitano agli atti della giustizia [, propri della società degli uomini].
La legge divina invece riguarda la società degli uomini con Dio, per cui propone giustamente dei precetti che riguardano gli atti di tutte le virtù. Alcuni atti però, indispensabili per salvare l’ordine della virtù, che è l’ordine della ragione, cadono sotto l’obbligo del precetto; altri invece, che contribuiscono a rendere perfetta la virtù, cadono sotto l’ammonimento del consiglio.
Articolo 3
Se tutti i precetti morali dell’antica legge si riconducano ai dieci precetti del decalogo
Al decalogo appartengono quei precetti di cui l’uomo riceve la conoscenza direttamente da Dio […]. E così tra i precetti del decalogo sono omesse due categorie di precetti: i precetti primari e comuni […], e quelli che vengono riscontrati conformi alla ragione in seguito a un’indagine accurata dei sapienti […]. Tuttavia sia gli uni che gli altri sono contenuti nei precetti del decalogo, sia pure in maniera diversa.
Articolo 4
Se i precetti del decalogo siano ben divisi
Sant’Agostino stabilisce tre precetti in ordine a Dio e sette in ordine al prossimo.
Articolo 5
Se i precetti del decalogo siano convenientemente enumerati
È necessario che nella legge divina prima di tutto siano dati dei precetti che ordinano l’uomo a Dio, e in secondo luogo dei precetti che ordinano l’uomo alle altre persone con le quali egli convive sotto il governo di Dio.
Articolo 6
Se i dieci precetti del decalogo siano convenientemente ordinati
Essi furono dati immediatamente da Dio. Quindi sono convenientemente ordinati.
Articolo 7
Se i precetti del decalogo siano convenientemente formulati
I precetti della legge sono redatti nel debito modo.
Articolo 8
Se si possa dispensare dai precetti del decalogo
Se si danno dei precetti che implicano la conservazione stessa del bene comune, oppure l’ordine stesso della giustizia e dell’onestà, tali precetti contengono l’intenzione stessa del legislatore: quindi non ammettono dispensa […]. Se invece a sostegno di tali norme venissero emanati altri precetti, questi ammetterebbero dispensa […]. Quindi i precetti del decalogo non ammettono alcuna dispensa.
Articolo 9
Se ricada sotto il precetto il modo virtuoso di adempierlo
Ricade propriamente sotto il precetto quanto la legge colpisce con una pena.
Il primo elemento dell’atto virtuoso è che uno agisce scientemente. – Il secondo elemento è che agisce volontariamente, cioè deliberatamente per un dato scopo. Il terzo elemento è che uno agisca e si comporti con fermezza. E così la maniera virtuosa dell’atto non ricade sotto il precetto né della legge divina né della legge umana.
Articolo 10
Se ricada sotto il precetto l’adempierlo secondo il modo della carità
Come atto a sé stante ricade sotto il precetto della legge che direttamente lo riguarda: «Amerai il tuo prossimo».
Diversamente, un atto di carità può essere considerato come modo o formalità degli atti delle altre virtù. E in questo senso la formalità propria della carità non ricade sotto il precetto.
Articolo 11
Se sia giusto distinguere altri precetti morali della legge oltre al decalogo
Ci sono altri precetti la cui ragione non è chiara per tutti, ma solo per i sapienti; e questi sono precetti morali aggiunti al decalogo. Essi si riallacciano ai comandamenti del decalogo come altrettanti corollari.
Articolo 12
Se i precetti morali dell’antica legge potessero giustificare
Che i precetti giustificassero nel senso di disporre alla grazia santificante di Cristo e di simboleggiarla, è evidente. Non potevano però giustificare causando la giustizia.
Se poi col termine giustificazione intendiamo l’esecuzione di cose giuste, allora tutti i precetti della legge giustificavano: tuttavia in modo diverso.
I precetti relativi alla giustizia
Articolo 1
Se i precetti del decalogo appartengano alla giustizia
I precetti del decalogo dovevano appartenere alla giustizia.
Articolo 2
Se il primo precetto del decalogo sia ben formulato
I precetti della legge vanno ordinati secondo l’ordine genetico , cioè seguendo il processo della bontà umana […]. Perciò nell’educare l’uomo alla virtù mediante la legge, era prima di tutto necessario gettare le fondamenta della virtù di religione, che stabilisce i doverosi rapporti dell’uomo con Dio, fine ultimo della volontà umana […].
Perciò quanto alla virtù di religione l’uomo in primo luogo doveva essere guidato a eliminarne gli ostacoli […[. Quindi col primo precetto della legge viene proibito il culto dei falsi dèi.
Articolo 3
Se il secondo precetto del decalogo sia ben formulato
Il precetto che proibisce la superstizione precede quello che proibisce lo spergiuro, che appartiene all’irreligiosità.
Articolo 4
Se sia ben formulato il terzo precetto del decalogo
Nel terzo comandamento viene comandato il culto esterno di Dio sotto il segno del beneficio che tutti ci riguarda.
Articolo 5
Se sia ben formulato il quarto precetto
Immediatamente dopo i precetti che regolano i nostri rapporti con Dio viene il precetto che regola i nostri doveri verso i genitori, che sono la causa particolare della nostra esistenza, come Dio è la causa universale di tutti gli esseri.
Articolo 6
Se siano ben formulati gli altri sei precetti del decalogo
Dopo i tre precetti relativi alla religione, con la quale compiamo i nostri doveri verso Dio, e dopo il quarto, relativo alla pietà, per cui si rende ciò che è dovuto ai genitori e implicitamente a tutte le persone verso cui siamo particolarmente obbligati, era necessario ordinare gli altri comandamenti che riguardano la giustizia propriamente detta, che rende ciò che è dovuto a tutti indistintamente.