(I, 16) In Dio va esclusa la potenza passiva
[Ciò risulta da varie considerazioni. Eccone alcune] Quanto nella propria natura ammette qualcosa di potenziale, per quello che ha di potenzialità può non essere. Ora, Dio non può non essere, essendo una realtà sempiterna. Quindi … Ancora. Assolutamente parlando, la potenza segue l’atto, poiché la potenza non raggiunge l’atto da se stessa, ma lo raggiunge mediante qualcosa già esistente in atto […]. Ora, come sopra abbiamo dimostrato [c. 13], Dio è il primo ente e la prima causa. Quindi … – Ciò che è di per sé necessario non può avere la natura di puro possibile […]. Ora, Dio è una realtà necessaria, quindi … – E così via.
(I, 17) In Dio va esclusa la materia
Ciò per vari motivi. – Poiché la materia è essenzialmente potenza. – Poiché la materia non è principio di attività, e Dio è la prima causa efficiente delle cose. – Poiché se Dio fosse la causa materiale delle cose, ne seguirebbe che tutti gli esseri esistono per caso. – Poiché la materia diventa causa alterandosi, e Dio non può mutare.
(I, 18) In Dio va esclusa qualsiasi composizione
In ogni composto ci devono essere necessariamente l’atto e la potenza [altrimenti non è un composto, ma un’ammucchiata]. Ora, in Dio va esclusa qualsiasi potenzialità. Quindi … – Ogni composto è posteriore ai suoi componenti. Ora, Dio è il primo ente. Quindi … Ogni composto è potenzialmente dissolubile nelle sue parti. Ora, ogni dissolubile è in potenza a non essere, il che non può dirsi di Dio, che è una realtà necessaria. Quindi … – Realtà molteplici non si aggregano per formarne una sola senza una causa che le unisce. Quindi Dio avrebbe una causa … – E così via.
(I, 19) In Dio va escluso tutto ciò che è violento e contro natura
Tutto ciò che è violento e contro natura va inteso come un’aggiunta. Ora Dio, che è una realtà semplice, non tollera aggiunte. Quindi … La necessità di coazione è imposta dall’esterno. Ora, Dio è necessario per sé stesso, e causa della necessità delle cose. Quindi in lui non ci può essere ombra di coazione. – E così via.
(I, 20) Dio non è un corpo
Ogni corpo è formato di parti, divisibile potenzialmente, limitato e così via, tutte cose che, in base a quanto sin qui detto, vanno escluse da Dio.
(I, 21) Dio è la propria essenza
Se Dio non fosse la propria essenza, ci sarebbe in lui qualcosa che non è la sua essenza, e quindi ci sarebbe in lui composizione, il che va escluso. [cap. 18]. Quindi Dio è la propria essenza. Fuori dall’essenza o quiddità di una cosa, c’è soltanto ciò che non entra nella sua definizione. Ora, soltanto gli accidenti sono tali. Ma in Dio non c’è nessun accidente, quindi non c’è nulla fuori della sua essenza. Quindi egli si identifica con essa.
(I, 22) Identità fra l’essere e l’essenza in Dio
Ogni realtà esiste per il proprio essere. Perciò, quanto non è il proprio essere [riceve l’essere, e quindi] non è una realtà necessaria. Ora, Dio è una realtà necessaria. Dunque è il suo essere. Ancora. Se in Dio ci fosse distinzione fra l’essere e l’essenza, egli sarebbe composto di essere ed essenza. Ora, noi abbiamo dimostrato che in Dio non c’è alcuna composizione [cap. 18]. Quindi … Questa sublime verità Mosè la apprese dal Signore quando, alla sua domanda su quale fosse il suo nome, il Signore rispose: «Io sono colui che sono. Dirai così ai figli di Israele: Colui che è mi ha mandato a voi». Ora, il nome esprime l’essenza o natura. Quindi è chiaro che l’essere stesso di Dio è la sua essenza o natura […]. E così Boezio afferma: «La sostanza divina è l’essere stesso, e da tale sostanza l’essere promana».
(I, 23) In Dio non ci sono accidenti
Il soggetto di qualsiasi accidente sta ad esso come la potenza all’atto […]. Ora, in Dio non vi è alcuna potenzialità, come abbiamo dimostrato sopra [c. 16]. Quindi … Ancora, ciò che è sede di un’entità accidentale, in qualche modo è per sua natura mutevole, poiché l’accidente di suo può esserci e non esserci. Ora, Dio è immutabile. Quindi …
(I, 24) L’essere divino non può essere designato mediante l’aggiunta di qualche differenza sostanziale [come il genere o la specie]
L’essere divino, essendo puro atto, non tollera aggiunte.
(I, 25) Dio non rientra in nessun genere
Se già l’ente non è un genere, tanto meno lo sarà l’essere stesso.