(I, 67) Dio conosce i singolari contingenti futuri
Ogni conoscenza che ha per oggetto il contingente presente può essere certa. Ora, stando alle spiegazioni date [c. prec.], l’intuito dell’intelletto divino raggiunge dall’eternità tutte le cose che avvengono nel tempo come se fossero presenti. Perciò rimane dimostrato che Dio ha dall’eternità una scienza infallibile delle cose contingenti. Inoltre, se ogni cosa è conosciuta da Dio come ciò che si vede di presenza, allora tutto ciò che Dio conosce dovrà essere necessario, come è necessario che Socrate sieda quando si vede che siede. Ciò però non è necessario in assoluto, ossia, come dicono alcuni, «per necessità (intrinseca) del conseguente», ma in senso condizionale, ossia «per necessità di (logica) conseguenza». Infatti questa è una condizionale necessaria: «Se è visto sedere, siede». E se da condizionale la proposizione si trasforma in questa forma categorica: «Chi si vede sedere è necessario che sieda», avremo un’affermazione vera, se la intendiamo in senso composito, cioè come enunciato, mentre è falsa se la intendiamo in senso diviso, cioè come dato oggettivo. E così quanti negano a Dio la conoscenza delle cose contingenti si ingannano nell’interpretare tali espressioni, cadendo nel «sofisma di composizione e divisione». Che poi Dio conosca i futuri contingenti si può mostrare anche con i testi della sacra Scrittura. Della divina Sapienza (8,8) infatti si legge: «Conosce i segni e i prodigi prima che avvengano, e gli avvenimenti dei tempi e dei secoli». Il Siracide poi afferma (39,24): «Nessuna cosa è nascosta ai suoi occhi: egli vede da un secolo all’altro». E Isaia (48,5): «Io te l’ho predetto già da tempo: te lo indicai prima che avvenisse».