IMMORTALITÀ DELL’ANIMA (2, 79-81)

(II, 79) L’anima umana non viene distrutta con la distruzione del corpo

Sopra [c. 55] abbiamo dimostrato che tutte le sostanze intellettive sono incorruttibili. Ora, l’anima dell’uomo è una sostanza intellettiva. Quindi … È impossibile che un desiderio naturale possa essere frustrato. Ora, l’uomo ha per natura il desiderio di durare in perpetuo. Ciò è reso evidente dal fatto che tutte le cose desiderano di essere: l’uomo però, con la sua intelligenza, afferra l’esistenza non solo nel momento attuale, come gli animali bruti, ma in tutta la sua estensione: l’esistenza come tale. Perciò l’uomo consegue la perpetuità secondo l’anima, con la quale apprende l’esistenza puramente e semplicemente, e in tutta la sua durata. Tutto ciò che è ricevuto in qualcosa, è ricevuto adattandosi al modo di essere del ricevente. Ora, le forme delle cose sono ricevute nell’intelletto possibile in quanto sono intelligibili in atto. E sono intelligibili in atto in quanto sono immateriali, universali, e di conseguenza incorruttibili. Perciò l’intelletto possibile è incorruttibile. Ora, come si è provato [c. 59], l’intelletto possibile è qualcosa dell’anima umana. Quindi l’anima è incorruttibile. La realtà intelligibile è più stabile di quella sensibile. Ora, nelle realtà sensibili, ciò che costituisce il primo supporto ricettivo, cioè la materia prima, è per sua natura incorruttibile. A più forte ragione quindi lo sarà l’intelletto possibile, che è ricettivo delle forme intelligibili. E così anche l’anima umana, di cui l’intelletto possibile è una parte, come si è detto [c. 78]. Ci sono poi infiniti testi della Sacra Scrittura che attestano l’immortalità dell’anima.

(II, 80 – 81) Argomenti addotti per dimostrare la corruttibilità dell’anima e loro confutazione

È vero che le anime si moltiplicano secondo la molteplicità dei corpi, ma non è vero che tale molteplicità sia la causa della molteplicità delle anime. Quindi non segue che con la distruzione dei corpi venga a cessare la pluralità delle anime. E così cade la prima difficoltà. La pluralità delle anime separate dai corpi deriva dalla distinzione sostanziale delle anime, cioè dal fatto che la sostanza di quest’anima è distinta da quella di un’altra. Però questa distinzione non deriva […] dalla diversa natura delle anime stesse, ma dal loro diverso modo di commisurarsi ai rispettivi corpi. Ora, queste commisurazioni o correlazioni rimangono nelle anime anche dopo la distruzione dei corpi, così come rimane la loro sostanza, che nell’esistere non dipende dal corpo. E così non segue che gli individui umani sarebbero specificamente diversi, come vorrebbe la seconda difficoltà. Secondo l’opinione di quanti sostengono l’eternità del mondo […], prima di noi sarebbe morto un numero infinito di uomini. Se quindi le anime rimangono nella loro molteplicità, avremmo un infinito attuale, che è impossibile. Quindi le anime dopo la morte non possono rimanere nella loro pluralità numerica. – A motivo di questa terza difficoltà certi sostenitori dell’eternità del mondo caddero in opinioni diverse e incompatibili […]. Che cosa pensasse Aristotele di tutto ciò, è difficile riscontrarlo espressamente nelle sue opere […]. Tuttavia egli dimostra che è impossibile l’infinità attuale dei corpi fisici, non già delle sostanze immateriali. – È certo poi che in proposito non trovano nessuna difficoltà coloro che professano la fede cattolica, non affermando essi l’eternità del mondo.

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