INCARNAZIONE, in generale (4, 27-49)

(IV, 27) L’Incarnazione del Verbo secondo la Sacra Scrittura

Sopra [cc. 4 e 8], parlando della generazione divina, abbiamo detto che al Figlio di Dio, il Signore nostro Gesù Cristo, alcune cose spettano secondo la natura divina, altre secondo la natura umana; e che l’eterno Figlio di Dio, assumendo quest’ultima nel tempo, volle incarnarsi; per cui ci rimane ora da parlare dello stesso mistero dell’Incarnazione [cf. c. 1], che tra le opere di Dio è quella che più supera la ragione, poiché non si può pensare nessun’opera divina più mirabile di questa: che il vero Dio, il Figlio di Dio, divenisse un vero uomo. Ora, questa mirabile Incarnazione di Dio noi la professiamo secondo l’insegnamento della rivelazione divina. Si dice infatti in Gv 1,14: «E il Verbo si è fatto carne, e venne ad abitare in mezzo a noi»; e in Fil 2,6- 11, l’Apostolo Paolo dice, parlando del Figlio di Dio: «Pur essendo di natura divina, non ritenne un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana umiliò se stesso» […].

(IV, 28) L’errore di Fotino riguardo all’Incarnazione

Fotino, e altri, professavano in Cristo la sola natura umana, e quella divina presente in lui non per natura, ma per una certa eccelsa partecipazione della divina gloria, che Cristo avrebbe meritato con le sue opere [cf. sopra, cc. 4 e 9]. Ora, questa tesi, a parte ciò che abbiamo già detto [ivi], elimina il mistero dell’Incarnazione. Infatti, secondo costoro, non sarebbe stato Dio ad assumere la carne per farsi uomo, ma sarebbe stato piuttosto l’uomo carnale a diventare Dio. Per cui non sarebbe vera l’affermazione di san Giovanni che «il Verbo si è fatto carne» (1,14), ma piuttosto il contrario, cioè che «La carne si è fatta Verbo». E non sarebbe vero quanto dice l’Apostolo in Fil 2,7: «Spogliò se stesso assumendo la condizione di servo», ma si avrebbe la sola esaltazione dell’uomo alla gloria divina, di cui si parla in seguito (v. 9): «Per questo Dio lo ha esaltato». E neppure sarebbe vera l’affermazione del Signore [Gv 6,38]: «Sono disceso dal cielo», ma solo quell’altra [Gv 20,17]: «Salgo al Padre mio», mentre la Scrittura le congiunge fra di loro. Dice infatti il Signore [Gv 3,13]: «Nessuno sale al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo che è nel cielo». E ancora Ef 4,10: «Colui che è disceso è lo stesso che è asceso al di sopra di tutti i cieli».

(IV, 29) L’errore dei Manichei riguardo all’Incarnazione

I Manichei affermavano che il Figlio di Dio avrebbe assunto un corpo non vero, ma immaginario. Perciò egli non poteva essere un uomo vero, ma apparente; né di conseguenza sarebbero state vere le cose che egli compì in quanto uomo, ossia il fatto che nacque, mangiò, bevve, camminò, patì e fu sepolto; cose che sarebbero esistite solo in una certa simulazione. Essi quindi riducono il mistero dell’Incarnazione a una specie di finzione. Ora, questa tesi prima di tutto distrugge l’autorità della Scrittura, la quale afferma in Gv 1,14 che «Il Verbo si è fatto carne». E così pure la Scrittura mentirebbe nell’affermare che Gesù Cristo ha camminato e mangiato, morì e fu sepolto, se queste cose accaddero solo in un’apparizione immaginaria. Se d’altra parte anche in una cosa minima si viene a infirmare l’autorità della Scrittura, non ci potrà essere più nulla di sicuro nella nostra fede, che si basa sulla Sacra Scrittura, secondo l’affermazione di Gv 20,31: «Queste cose sono state scritte perché crediate» […]. Del resto la Scrittura esclude esplicitamente il sospetto che in Cristo ci fosse un fantasma di uomo. Per esempio si legge in Mt 14,26 che «i discepoli, vedendo Gesù camminare sulle acque, si turbarono, poiché dicevano: È un fantasma!». Ma il Signore si affrettò a eliminare il loro sospetto […]. Ancora più espressamente il Signore dice in Lc 24,39: «Toccate e guardate: uno spirito non ha carne e ossa come vedete che io ho». Giovanni, all’inizio della sua prima lettera, scrive: «Quello che abbiamo visto con i nostri occhi, quello che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato del Verbo della vita, noi lo attestiamo». – E ci sono ancora altri testi …

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