L’incredulità in generale
Articolo 1
Se l’incredulità sia un peccato
Un’incredulità di contrarietà alla fede, nel senso cioè che uno resiste alla predicazione della fede, o la disprezza, è l’incredulità che è un peccato.
Se invece si prende l’incredulità come pura negazione, quale si trova in coloro che mai seppero nulla della fede, allora essa non ha carattere di peccato, ma piuttosto di castigo […]. E quelli che sono increduli in questo senso si dannano per gli altri peccati, che non possono essere rimessi senza la fede, ma non per il peccato di incredulità.
Articolo 2
Se l’incredulità risieda nell’intelletto
L’incredulità, come anche la fede, ha la sua sede immediata nell’intelletto, ma si trova nella volontà come nel suo primo movente.
Articolo 3
Se l’incredulità sia il più grave dei peccati
Il peccato di incredulità è il più grave di tutti i peccati che avvengono nel campo delle virtù morali. Non è così invece in rapporto ai peccati che si contrappongono alle altre virtù teologali.
Articolo 4
Se qualsiasi atto di chi non ha la fede sia peccato
Non è necessario che gli increduli pecchino in ogni loro azione, ma peccano ogni volta che compiono un’opera dettata dalla loro incredulità.
Articolo 5
Se vi siano più specie di incredulità
Confrontando l’incredulità con la fede, ci sono diverse specie di incredulità numericamente determinate […]: dei pagani, dei giudei, degli eretici.
Se invece determiniamo le specie dell’incredulità secondo gli errori relativi ai vari dogmi di fede allora le specie dell’incredulità non sono determinate [essendo innumerevoli].
Articolo 6
Se l’incredulità più grave sia quella dei gentili, o pagani
L’incredulità degli eretici, che hanno professato la fede evangelica e poi le si oppongono distruggendola, è più grave di quello degli ebrei, che a sua volta è più grave di quello dei pagani […]. Quanto invece alla perversione dei dogmi riguardanti la fede, l’incredulità dei pagani è più grave di quella degli ebrei, e quella degli ebrei più di quella degli eretici. Assolutamente parlando, però, il primo tipo di gravità prevale sul secondo, per cui la peggiore incredulità in assoluto è quella degli eretici.
Articolo 7
Se si debba disputare pubblicamente con gli infedeli
Se uno disputasse perché dubita della fede, senza avere come presupposto la certezza della sua verità, ma volendo raggiungerla con delle argomentazioni, peccherebbe indubbiamente in quanto incredulo e dubbioso sulle cose di fede. Se invece disputa sulla fede per confutare gli errori, o per esercizio, fa una cosa lodevole […].
Nel disputare sulle cose di fede dinanzi a persone istruite e ferme nel credere non c’è alcun pericolo. Se invece si tratta di gente semplice bisogna distinguere, se sono sollecitati dagli infedeli o sono tranquilli. Nel primo caso è necessario disputare pubblicamente sulle cose di fede: purché vi siano delle persone capaci e preparate, che possano confutare gli errori […]. Nel secondo caso invece è pericoloso e non conveniente.
Articolo 8
Se gli infedeli debbano essere costretti a credere
Se si tratta di infedeli che non hanno mai abbracciato la fede, non vanno costretti a credere in nessuna maniera […]. Tuttavia i fedeli hanno il dovere di costringerli, se ne hanno la facoltà, e non ostacolare le fede con bestemmie, cattivi suggerimenti o aperte persecuzioni […].
Ci sono invece altri infedeli che un tempo accettarono la fede, come gli eretici e gli apostati. Costoro devono essere costretti anche fisicamente ad adempiere quanto promisero, e a ritenere ciò che una volta accettarono.
Articolo 9
Se si possa comunicare con gli infedeli
La Chiesa non proibisce ai fedeli di comunicare con gli infedeli che in nessun modo hanno ricevuto la fede cristiana; proibisce invece ai fedeli, come pena per quelli, di comunicare con gli infedeli che deviano dalla fede ricevuta […].
Se vi sono poi dei fedeli che sono fermi nella fede, allora non si deve proibire ad essi di avere rapporti con gli infedeli che non hanno mai ricevuto la fede, cioè con i pagani e con gli ebrei […]. Se invece si tratta di persone semplici, si deve proibire loro di comunicare con gli infedeli.
Articolo 10
Se chi non ha la fede possa dominare e comandare sui fedeli
La Chiesa non permette assolutamente che gli infedeli conquistino il potere sui fedeli, o che in qualsiasi modo siano a capo di essi in qualche carica.
Se però si tratta di un dominio o di un’autorità preesistente, la distinzione tra fedeli e infedeli di per sé non abolisce il dominio e l’autorità degli infedeli sui fedeli. Tuttavia questo dominio può essere tolto giustamente da una sentenza o da un ordine della Chiesa, che ha l’autorità di Dio […]. La Chiesa però fa uso o non fa uso di questa facoltà secondo i casi.
Articolo 11
Se si debba tollerare il culto degli infedeli
Sebbene gli infedeli pecchino con i loro riti, tuttavia questi possono essere tollerati, o per un bene che ne può derivare, o per un male che così è possibile evitare.
Però i culti degli infedeli non ebrei, che non presentano alcun aspetto di verità o di utilità, non meritano di essere tollerati se non per evitare qualche danno.
Articolo 12
Se si debbano battezzare i bambini degli ebrei e degli altri infedeli contro la volontà dei genitori
Sembra pericoloso difendere ora l’asserzione, contraria alla consuetudine della Chiesa, secondo cui i figli degli ebrei vanno battezzati contro la volontà dei genitori.