Intelletto angelico (I, 54-58)

La conoscenza negli angeli

Articolo 1

Se l’intellezione dell’angelo sia la sua sostanza

È impossibile che l’azione dell’angelo, o di qualsiasi altra creatura, sia la sua sostanza.

Articolo 2

Se l’intellezione dell’angelo sia il suo essere

L’attività dell’angelo non è il suo essere, come non lo è l’attività di qualsivoglia creatura. Soltanto l’essere divino è la propria intellezione e il proprio volere.

Articolo 3

Se la potenza intellettiva dell’angelo sia la sua essenza

Nell’angelo, come in ogni altra creatura, la virtù o potenza operativa non si identifica con l’essenza.

Articolo 4

Se nell’angelo vi siano l’intelletto agente e l’intelletto possibile

[Gli angeli] intendono in primo luogo e principalmente le realtà immateriali. Quindi l’intelletto agente e quello possibile non possono esistere in essi se non in senso equivoco.

Articolo 5

Se negli angeli vi sia soltanto la conoscenza intellettiva

Di tutte le facoltà dell’anima gli angeli non possono avere che l’intelligenza e la volontà. Per questo essi vengono chiamati Intelligenze e Menti.

 

Il mezzo della conoscenza angelica

Articolo 1

Se gli angeli conoscano ogni cosa mediante la propria sostanza

Soltanto Dio conosce tutte le cose mediante la propria essenza, o sostanza. L’angelo invece non può conoscere le cose mediante la propria essenza, ma è necessario che il suo intelletto, per intendere le cose, sia completato da un certo numero di specie.

Articolo 2

Se gli angeli conoscano mediante specie derivate dalle cose

Le specie mediante cui gli angeli conoscono non derivano dalle cose, ma sono ad essi connaturali.

Articolo 3

Se gli angeli superiori conoscano mediante specie più universali  rispetto agli angeli inferiori

Quanto più un angelo è superiore, tanto meno numerose saranno le specie di cui deve servirsi per conoscere tutti gli oggetti intelligibili.

 

La conoscenza degli angeli dalla parte delle realtà immateriali

Articolo 1

Se l’angelo conosca se stesso

Essendo l’angelo immateriale, esso è una forma sussistente, e quindi è attualmente intelligibile. Da ciò segue che egli conosce se stesso mediante la propria forma, che è la sua stessa sostanza.

Articolo 2

Se un angelo conosca l’altro

In ogni angelo fu impressa l’idea [o ragione] della propria specie tanto secondo l’essere naturale quanto secondo quello intelligibile: in modo cioè che l’angelo fosse in grado di sussistere nella natura della propria specie, e per mezzo di essa di comprendere se stesso; le idee delle altre nature invece, sia spirituali che materiali, gli furono impresse soltanto secondo l’essere intelligibile, affinché cioè per mezzo di queste idee impresse potesse conoscere tanto le creature corporee quanto quelle spirituali.

Articolo 3

Se gli angeli possano conoscere Dio con le proprie forze naturali

Gli angeli con le loro forze naturali possono avere una certa conoscenza di Dio […].

Non vedono tuttavia l’essenza stessa di Dio.

 

La conoscenza angelica delle realtà materiali

Articolo 1

Se gli angeli conoscano le realtà materiali

Come Dio conosce le realtà materiali per mezzo della sua essenza, così gli angeli conoscono tali realtà in quanto le hanno presenti in se stessi per mezzo delle rispettive specie intelligibili.

Articolo 2

Se l’angelo conosca i singolari

Gli angeli, per mezzo delle specie infuse in essi da Dio, conoscono le cose non solo quanto alla loro natura universale, ma anche nella loro singolarità, in quanto sono certe immagini molteplici di quell’essenza unica e semplice. [Infatti le cose derivano da Dio non soltanto per sussistere nella loro propria natura, ma anche per inserirsi nella conoscenza angelica].

Articolo 3

Se gli angeli conoscano le realtà future

Attraverso le loro causa gli angeli possono conoscere le cose future o con certezza o in modo più o meno congetturale a seconda dei casi […].

In se stesse invece le cose future sono note soltanto a Dio.

Articolo 4

Se gli angeli conoscano i segreti dei cuori

Il pensiero del cuore nei suoi effetti può essere conosciuto non solo dall’angelo, ma anche dall’uomo.

I pensieri invece in quanto si trovano nell’intelletto e gli affetti in quanto si trovano nella volontà possono essere conosciuti solo da Dio.

Articolo 5

Se gli angeli conoscano i misteri della grazia

Con la conoscenza naturale gli angeli non sono in grado di conoscere i misteri della grazia.

Nella visione beatifica invece conoscono tali misteri, non tutti però, e non tutti gli angeli ugualmente, ma nella misura in cui Dio vuole ad essi rivelarli.

 

Il modo di conoscere degli angeli

Articolo 1

Se l’intelletto dell’angelo sia in potenza e successivamente in atto

L’intelletto può essere in potenza in due modi: o prima di avere l’abito della scienza, oppure quando, pur avendolo, non ne fa uso.

Nel primo modo l’intelletto dell’angelo non è mai in potenza rispetto a quelle cose che la sua conoscenza naturale può raggiungere. Tuttavia nulla impedisce che l’intelletto di un angelo sia in potenza rispetto a quanto gli viene rivelato da Dio.

Nel secondo modo l’intelletto angelico può essere in potenza rispetto alle cose che raggiunge con la sua conoscenza naturale. Non però rispetto alla conoscenza del Verbo, e di tutto ciò che vede nel Verbo: poiché egli ha sempre fisso lo sguardo attualmente sul Verbo e su quanto vede in lui.

Articolo 2

Se l’angelo possa conoscere simultaneamente molte cose

Gli angeli, mediante la conoscenza con la quale vedono le cose nel Verbo, percepiscono tutto mediante una sola specie intelligibile, che è l’essenza divina. Quindi in forza di tale conoscenza conoscono simultaneamente tutte le cose. – In forza invece di quella conoscenza che permette agli angeli di apprendere le cose per mezzo delle specie innate, essi possono conoscere con un solo atto d’intelligenza tutte quelle realtà che possono essere colte con una sola specie; non invece quelle che richiedono specie diverse.

Articolo 3

Se l’angelo conosca servendosi del raziocinio

Nelle nozioni che essi naturalmente hanno fin da principio, gli angeli vedono subito tutto ciò che per mezzo di esse si può conoscere.

Articolo 4

Se gli angeli conoscano formulando giudizi affermativi e negativi

L’angelo, come non intende servendosi del raziocinio, così neppure intende formulando giudizi affermativi o negativi.

Articolo 5

Se nell’intelletto dell’angelo ci possa essere la falsità

Nell’intelletto di qualsiasi angelo, di per sé, non ci può essere né falsità né errore, né inganno; tuttavia ciò può accadere accidentalmente. In modo comunque diverso da come accade in noi.

Articolo 6

Se vi sia negli angeli la conoscenza mattutina e vespertina

La conoscenza dell’essere primordiale delle cose viene detta mattutina: ed è la conoscenza che raggiunge le cose secondo il modo di essere che hanno nel Verbo. La conoscenza invece che considera l’essere delle cose create nella loro propria natura viene chiamata conoscenza vespertina.

Articolo 7

Se la conoscenza mattutina e quella vespertina siano una sola conoscenza

Se si vorrà chiamare vespertina la conoscenza con la quale gli angeli, vedendo il Verbo, conoscono il modo di essere che le cose hanno nella loro propria natura, allora la conoscenza mattutina e quella vespertina saranno essenzialmente la stessa cosa, e differiranno soltanto per gli oggetti sui quali termina la conoscenza. – Se invece per conoscenza vespertina si intende quella che permette agli angeli di conoscere il modo di essere che le cose hanno nella loro propria natura servendosi delle specie innate, allora la conoscenza vespertina è diversa da quella mattutina.

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