(III, 10) La causa del male è il bene
Il non ente non può causare. Quindi il male, essendo un non ente [cc. 7 e 9], non può essere causa di nulla. Quindi, se è causato, è causato da un bene; non per sé, ma indirettamente, o accidentalmente (per accidens).
(III, 11) Il male risiede nel bene
Il male non può esistere per se stesso, non avendo una propria entità [c. 7]. Quindi deve trovarsi in un soggetto, il quale, essendo una sostanza, è un bene [ivi]. Quindi ogni male deve risiedere in un bene. Il male è causato accidentalmente, come si è visto [c. prec.]. Ora, tutto quanto è accidentale va ricondotto a ciò che è per sé. Quindi assieme al male ci deve essere un effetto che è prodotto per sé, e che è un bene.
(III, 12) Il male non può distruggere totalmente il bene
Da quanto sin qui detto risulta evidente che il male, per quanto si accresca, non potrà mai distruggere il bene. Dovrà infatti sempre rimanere il soggetto del male, finché dura il male, e il soggetto del male è il bene. Quindi il bene rimane sempre.
(III, 13) Il male ha in qualche modo una causa
Dalle cose viste possiamo dedurre che il male deve avere una causa, almeno per accidens. Infatti: Tutto ciò che risiede in un soggetto deve avere una causa, poiché è causato o dai principi del soggetto o da una causa estrinseca. Ora, il male risiede nel bene come nel soggetto [cf. c. 11], quindi deve avere una causa. Qualsiasi male è in connessione con un bene: la corruzione, p. es., è connessa con la generazione. Ora, qualsiasi bene ha una causa, eccetto il primo bene, in cui non c’è alcun male, come abbiano visto nel Primo Libro [c. 39]. Perciò qualsiasi male ha una causa, dalla quale deriva accidentalmente (per accidens).