(III, 7) Il male non è un’entità positiva
[n. 1]. Il male è la privazione di ciò che è dovuto [c. 6]. Ora, la privazione non è un’entità, ma la «negazione esistente in una sostanza». Dunque … [n. 7]. L’ente si divide in atto e potenza. Ora, l’atto come tale è un bene, e anche la potenza, perché tende all’atto. Quindi tutto ciò che esiste, in qualsiasi modo esista, in quanto ente è un bene. Dionigi afferma [De div. nom., c. 4] che «il male non è sussistente», né per sé né accidentalmente.
(III, 8 – 9) Ragioni che sembrano dimostrare che il male è una natura o una cosa determinata, e loro soluzione
[n. 2]. Due contrari devono avere entrambi una loro natura. Ora, il bene e il male sono contrari. Quindi … – [n. 3]. Aristotele afferma che il bene e il male sono «generi dei contrari». Ora, ogni genere deve avere una sua essenza, o natura. (Capitolo 9) – Non è difficile risolvere queste difficoltà. Infatti: – [n. 2]. Il bene e il male sono contrari nell’ordine delle entità morali, ma non lo sono in assoluto, poiché il male è una privazione. – [n. 3]. Si può rispondere poi, riguardo alla terza difficoltà, che Aristotele presenta il bene e il male facendo propria l’opinione di Pitagora.
(III, 10) La causa del male è il bene
Il non ente non può causare. Quindi il male, essendo un non ente [cc. 7 e 9], non può essere causa di nulla. Quindi, se è causato, è causato da un bene; non per sé, ma indirettamente, o accidentalmente (per accidens).
(III, 11) Il male risiede nel bene
Il male non può esistere per se stesso, non avendo una propria entità [c. 7]. Quindi deve trovarsi in un soggetto, il quale, essendo una sostanza, è un bene [ivi]. Quindi ogni male deve risiedere in un bene. Il male è causato accidentalmente, come si è visto [c. prec.]. Ora, tutto quanto è accidentale va ricondotto a ciò che è per sé. Quindi assieme al male ci deve essere un effetto che è prodotto per sé, e che è un bene.
(III, 12) Il male non può distruggere totalmente il bene
Da quanto sin qui detto risulta evidente che il male, per quanto si accresca, non potrà mai distruggere il bene. Dovrà infatti sempre rimanere il soggetto del male, finché dura il male, e il soggetto del male è il bene. Quindi il bene rimane sempre.
(III, 13) Il male ha in qualche modo una causa
Dalle cose viste possiamo dedurre che il male deve avere una causa, almeno per accidens. Infatti: Tutto ciò che risiede in un soggetto deve avere una causa, poiché è causato o dai principi del soggetto o da una causa estrinseca. Ora, il male risiede nel bene come nel soggetto [cf. c. 11], quindi deve avere una causa. Qualsiasi male è in connessione con un bene: la corruzione, p. es., è connessa con la generazione. Ora, qualsiasi bene ha una causa, eccetto il primo bene, in cui non c’è alcun male, come abbiano visto nel Primo Libro [c. 39]. Perciò qualsiasi male ha una causa, dalla quale deriva accidentalmente (per accidens).
(III, 14) Il male è una causa «per accidens»
Il male è una certa privazione, come si è visto [c. 7]. Ora, la privazione è un principio per accidens negli enti soggetti al moto, come la materia e la forma sono principi per se. Il male quindi è causa di qualcosa non per se, ma per accidens. Da un difetto nella causa deriva un difetto negli effetti. Ora, anche un difetto nella causa è un male. Esso però non può essere causa per se, poiché qualsiasi cosa non è causa per il fatto che è difettosa, ma perché è un ente: se infatti fosse manchevole del tutto non sarebbe causa di nulla. Quindi …
(III, 15) Non esiste un sommo male
Il sommo male deve essere immune da ogni legame con qualsiasi bene: come il sommo bene è del tutto separato dal male. Ora, non è possibile che un male sia del tutto separato dal bene, poiché abbiamo dimostrato [c. 11] che il male risiede nel bene. Quindi … Ciò che è un principio primo non è causato da nulla. Ora invece, ogni male è causato da un bene, come si è dimostrato [c. 7]. Quindi il male non è un primo principio. – Il male non agisce se non in virtù di un bene, come si è visto [c. 10]. Il primo principio invece agisce per virtù propria. – E così via. Viene in tal modo escluso l’errore dei Manichei, che ponevano un sommo male quale principio di tutti i mali.