Obbedienza (II-II, 104)

L’obbedienza

Articolo 1

Se un uomo sia tenuto a ubbidire a un altro uomo

La vita umana esige, per disposizione del diritto naturale e divino, che gli inferiori ubbidiscano ai loro superiori.

Articolo 2

Se l’obbedienza sia una virtù specificamente distinta

L’obbedienza è una virtù speciale, e il suo oggetto specifico è il comando tacito o espresso.

Articolo 3

Se l’obbedienza sia la più grande delle virtù

Le virtù con cui si aderisce direttamente a Dio, ossia le virtù teologali, sono superiori a quelle morali, che hanno il compito di disprezzare qualche bene terreno per aderire a Dio […].

Nelle virtù morali è più lodevole l’obbedienza, che sacrifica a Dio la propria volontà, che non le altre virtù, con cui si sacrificano a Dio altri beni.

Articolo 4

Se a Dio si debba ubbidire in tutto

Per una certa necessità di giustizia tutte le volontà sono tenute a ubbidire al comando di Dio.

Articolo 5

Se i sudditi siano tenuti a ubbidire in tutto ai loro superiori

Sono due i motivi per cui un suddito può non essere tenuto a ubbidire in tutto al proprio superiore. Primo, per il comando di un’autorità più grande […]. Secondo, se il superiore gli comanda delle cose nelle quali il suddito non è a lui sottoposto […]. Perciò nelle cose riguardanti i moti interiori della volontà non siamo tenuti a ubbidire agli uomini, ma soltanto a Dio.

Siamo tenuti invece a ubbidire agli uomini negli atti esterni da eseguirsi al corpo. Tuttavia anche in questi atti, quanto alle cose che appartengono alla natura del corpo, come il sostentamento e la generazione della prole, un uomo non è tenuto a ubbidire ad altri uomini, ma solo a Dio […]. – Nelle cose invece che riguardano la disposizione degli atti e delle cose umane un suddito è tenuto a ubbidire, secondo l’autorità specifica di chi comanda.

Articolo 6

Se i cristiani siano tenuti a ubbidire alle autorità civili

I fedeli per la loro fede in Cristo non vengono dispensati dall’obbedienza alle autorità civili.

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