(II, 15) Dio è causa dell’essere per tutte le cose
Dobbiamo dimostrare che, all’infuori di Dio, nulla può avere l’essere se non da lui. Ciò che spetta a una data cosa in forza della sua natura non può trovarsi in essa né minorato né imperfetto […]. Quindi, in ogni genere di cose, l’essere a cui spetta in grado somma l’attribuzione di quel genere sarà la causa di tutto ciò che rientra in tale genere. Ora, Dio è al sommo dell’essere [cf. I, c. 13]. Quindi è la causa di tutto ciò di cui si dice che è ente. Ciò che è per essenza è causa di tutti gli enti che sono per partecipazione […]. Ora, Dio è ente per essenza, poiché è lo stesso essere. Invece ogni altro ente è ente per partecipazione: poiché di enti che siano il loro essere non si può riscontrarne che uno solo [cf. I, c. 42]. Quindi Dio è causa dell’essere per tutte le altre cose. Questa dottrina è confermata dalla divina rivelazione. Nei Salmi infatti si legge [145, 6]: «Egli ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che in essi si trova»; Gv 1,3: «Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla è stato fatto»; Rm 11,36: «Da lui, per lui e in lui sono tutte le cose. A lui gloria nei secoli».