PECCATO, gravità (3, 139)

(III, 139) Né i meriti né i peccati sono uguali

Tra gli atti umani il più perfetto è quello che è ordinato immediatamente all’ultimo fine, cioè a Dio. E dopo di esso un atto è specificamente migliore dell’altro quanto più il suo oggetto si avvicina a Dio. Il modo migliore di adempiere i precetti della legge è quello di farlo mossi dalla carità [cf. cc. 116 e 128]. Ora, accade che qualcuno compia ciò che si deve fare con una carità maggiore. Quindi tra gli atti di virtù uno sarà migliore dell’altro. – Gli atti umani sono resi buoni dalle virtù, e d’altra parte la virtù può essere in uno più intensa che in un altro, quindi … Di qui 1Cor 7,38: «Chi marita le proprie figlie fa bene, ma chi non le marita fa meglio». E per le stesse ragioni si vede che non tutti i peccati sono uguali, poiché con certi peccati ci si allontana dal fine più che con altri, e viene pervertito maggiormente l’ordine della ragione, e si reca un danno maggiore al prossimo. Per questo si legge in Ez 16,47: «Hai fatto cose più scellerate di quelle, in tutti i tuoi comportamenti».

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