Le parti potenziali della giustizia
Articolo unico
Se le virtù annesse alla giustizia siano ben elencate
Una virtù che mira al bene altrui può scostarsi in due modi dalla nozione di giustizia: primo, in quanto non raggiunge l’uguaglianza; secondo, in quanto non raggiunge la natura di cosa dovuta.
La religione
Articolo 1
Se la religione si limiti a ordinare i rapporti dell’uomo con Dio
Sia che «religione» derivi dalla frequente considerazione, oppure da una rinnovata scelta, o ancora da un rinnovato legame, questa virtù propriamente dice ordine a Dio.
Articolo 2
Se la religione sia una virtù
La religione è una virtù.
Articolo 3
Se la religione sia una virtù unica
La religione è una virtù unica.
Articolo 4
Se la religione sia una virtù specificamente distinta dalle altre
La religione è una virtù specificamente distinta.
Articolo 5
Se la religione sia una virtù teologale
La religione non è una virtù teologale, avente per oggetto il fine ultimo, ma una virtù morale, avente per oggetto i mezzi ordinati al fine.
Articolo 6
Se la religione sia superiore alle altre virtù morali
La religione è superiore a tutte le altre virtù morali.
Articolo 7
Se il culto di latria abbia degli atti esterni
La religione abbraccia degli atti interni, che sono come principali e appartenenti di per sé alla religione, e degli atti esterni, che sono secondari e ordinati a quelli interni.
Articolo 8
Se la religione si identifichi con la santità
La santità è la disposizione con la quale l’anima umana applica a Dio se stessa e i propri atti. Essa quindi non differisce dalla religione in maniera essenziale, ma per una distinzione di ragione.
La devozione
Articolo 1
Se la devozione sia un atto specificamente distinto
La devozione è un atto speciale della volontà.
Articolo 2
Se la devozione sia un atto della virtù di religione
La devozione è un atto della virtù di religione.
Articolo 3
Se la contemplazione, o meditazione, sia la causa della devozione
La causa estrinseca e principale della devozione è Dio […]. Ma la causa intrinseca da parte nostra deve essere la meditazione, o contemplazione.
Articolo 4
Se l’effetto della devozione sia la gioia
La devozione di per sé e principalmente causa la gioia spirituale; di riflesso però e indirettamente causa la tristezza […]. – In secondo luogo [infatti], come si è detto [a. 3], la devozione viene causata dalla considerazione delle proprie deficienze […]. Ora, per sua natura ciò causa direttamente la tristezza, e indirettamente la gioia, per la speranza dell’aiuto di Dio.
La preghiera
Articolo 1
Se la preghiera sia un atto della potenza appetitiva
La preghiera di cui parliamo è un atto della ragione.
Articolo 2
Se pregare sia un atto conveniente
Noi preghiamo non allo scopo di mutare le disposizioni divine, ma per impetrare quanto Dio ha disposto che venga compiuto mediante la preghiera dei santi.
Articolo 3
Se la preghiera sia un atto della religione
La preghiera è propriamente un atto della virtù di religione.
Articolo 4
Se si debba pregare soltanto Dio
Due possono essere gli scopi per cui a una persona viene rivolta la preghiera: primo, perché la esaudisca direttamente; secondo, perché si presti a impetrarla. Nel primo senso rivolgiamo la preghiera soltanto a Dio […]. Nel secondo senso invece rivolgiamo la preghiera agli angeli e ai santi.
Articolo 5
Se nella preghiera si debba chiedere a Dio qualcosa di determinato
Il Signore nel Vangelo ha prescritto ai discepoli di chiedere determinate cose, che sono contenute nel Padre Nostro.
Articolo 6
Se nel pregare si possano chiedere a Dio dei beni temporali
È lecito pregare per i beni temporali.
Articolo 7
Se siamo tenuti a pregare per gli altri
La carità esige che noi preghiamo per gli altri.
Articolo 8
Se siamo tenuti a pregare per i nemici
Come siamo tenuti ad amare i nemici, così siamo tenuti a pregare per loro […]. È stretto dovere non escludere i nemici dalle preghiere generali che facciamo per gli altri. Invece pregare in modo speciale per loro è di consiglio, non di precetto, salvo casi particolari.
Articolo 9
Se siano ben formulate le sette domande del Padre Nostro
La preghiera del Padre Nostro è perfettissima […]. In essa non solo vengono comandate tutte le cose che possiamo rettamente desiderare, ma anche nell’ordine in cui vanno desiderate: per cui questa preghiera non solo insegna a chiedere, ma altresì plasma i nostri affetti.
Articolo 10
Se pregare sia proprio della creatura razionale
Pregare è un atto che non può appartenere né alle Persone divine, né agli animali bruti, ma è proprio della creatura razionale.
Articolo 11
Se i santi che sono in paradiso preghino per noi
Quanto più grande è la carità dei santi del paradiso, tanto più essi pregano per i viatori che possono essere aiutati con la preghiera; e più sono uniti a Dio, più le loro preghiere sono efficaci.
Articolo 12
Se la preghiera debba essere vocale
La preghiera comune deve essere conosciuta da tutto il popolo per il quale viene fatta. Il che non sarebbe possibile se non fosse vocale […].
La preghiera individuale invece non è necessario che sia vocale. Tuttavia ad essa si può aggiungere utilmente la parola esterna per tre motivi. Primo, per eccitare la devozione interiore […]. Secondo, per servire il Signore anche con il corpo […]. Terzo, per la ridondanza dell’anima sul corpo.
Articolo 13
Se la preghiera debba necessariamente essere attenta
La questione riguarda soprattutto la preghiera vocale.
Ora, come mezzo che facilita il raggiungimento del fine, l’attenzione è assolutamente necessaria alla preghiera […].
Quanto al merito invece non si richiede necessariamente che l’attenzione accompagni la preghiera in tutta la sua durata, ma la virtualità della prima intenzione con la quale uno l’ha iniziata rende meritoria tutta la preghiera. – Anche per l’impetrazione basta l’intenzione iniziale; se questa manca, allora la preghiera non è capace né di meritare né di impetrare. – Il terzo effetto della preghiera è infine una certa refezione spirituale dell’anima. E per questa nella preghiera si richiede necessariamente l’attenzione.
Articolo 14
Se la preghiera debba essere continua
La causa della preghiera è il desiderio proprio della carità, dal quale essa deve scaturire […]. E sotto questo aspetto la preghiera deve essere continua.
La preghiera invece considerata in se stessa non può essere continua […]. Perciò è bene che la preghiera duri finché serve a eccitare il fervore dell’interno desiderio. Quando invece sorpassa questa misura, così da provocare necessariamente tedio, non va prolungata ulteriormente […].
E come ciò va tenuto presente nella preghiera individuale, così va tenuto presente anche nella preghiera pubblica in riferimento alla devozione del popolo.
Articolo 15
Se la preghiera sia meritoria
Oltre all’effetto dovuto alla sua stessa presenza, consistente in un conforto spirituale, la preghiera comporta due virtù riguardo al futuro: la virtù di meritare e quella di impetrare.
Articolo 16
Se la preghiera dei peccatori possa impetrare qualcosa da Dio
Se un peccatore pregando chiede qualcosa in quanto peccatore, cioè assecondando il desiderio peccaminoso, ciò non viene ascoltato da Dio secondo la sua misericordia, ma talora viene ascoltato come punizione […].
Dio ascolta invece la preghiera del peccatore che nasce dall’onesto desiderio della natura, non come per un atto di giustizia, dato che il peccatore non lo merita, ma per pura misericordia, purché siano rispettate le quattro condizioni ricordate sopra [a. prec. ad 2 ], che cioè uno chieda per sé, cose necessarie alla salvezza, con pietà e con perseveranza.
Articolo 17
Le diverse specie della preghiera
Per la preghiera si richiedono tre cose. Primo, che l’orante si avvicini a Dio […]. – Secondo, che richieda […]. Terzo, che vi sia una ragione per impetrare ciò che si domanda.
L’adorazione
Articolo 1
Se l’adorazione sia un atto di latria, ossia di religione
L’adorazione con cui si adora Dio è un atto di religione.
Articolo 2
Se l’adorazione implichi un atteggiamento del corpo
Dobbiamo offrire a Dio una duplice adorazione: quella spirituale, che consiste nell’interna devozione dell’anima, e quella corporale, che consiste nell’esterna umiliazione del corpo […]. E anche qui, come negli altri casi, l’adorazione esterna viene fatta in funzione di quella interna.
Articolo 3
Se l’adorazione richieda un luogo determinato
La determinazione del luogo non è richiesta all’adorazione come elemento principale e necessario, ma come un elemento di convenienza, cioè alla pari degli altri segni corporei.
Il sacrificio
Articolo 1
Se offrire a Dio dei sacrifici sia di legge naturale
L’offerta di sacrifici appartiene alla legge naturale.
Articolo 2
Se il sacrificio vada offerto solo al sommo Dio
Come dobbiamo offrire solo al sommo Dio il sacrificio spirituale, così anche a lui soltanto dobbiamo offrire i sacrifici esterni.
Articolo 3
Se l’offerta del sacrificio sia l’atto speciale di una data virtù
Il sacrificio è un certo atto speciale, che è lodevole per il fatto di essere compiuto in ossequio a Dio. E per questo appartiene a una virtù determinata, cioè alla religione.
Articolo 4
Se tutti siano tenuti a offrire sacrifici
Il primo e principale sacrificio è quello interiore, al quale tutti sono tenuti […]. – Il secondo invece è il sacrificio esterno. E questo si suddivide in due specie. C’è infatti un sacrificio che deve la sua bontà morale al solo fatto che con esso si offre a Dio una cosa esterna per confessare la propria sottomissione a lui. E a questo sono obbligati diversamente quelli che sono soggetti alla legge nuova o antica e quelli che non sono sotto la legge […]. – L’altro sacrificio esterno consiste invece nel compiere gli atti esterni delle altre virtù a onore di Dio. E di questi atti alcuni sono di precetto, e allora tutti vi sono obbligati; altri invece sono supererogatori, e quindi non tutti vi sono obbligati.
Le offerte e le primizie
Articolo 1
Se gli uomini siano tenuti a fare offerte per necessità di precetto
Certe oblazioni per loro natura sono spontanee […]. Può tuttavia capitare che uno sia tenuto a fare tali offerte, e ciò per quattro motivi.
Articolo 2
Se le offerte siano dovute soltanto ai sacerdoti
Le oblazioni offerte a Dio dal popolo spettano ai sacerdoti, non solo perché se ne servano per i loro usi, ma anche perché le distribuiscano onestamente.
Articolo 3
Se si possa fare oblazione di qualunque cosa legittimamente posseduta
Non si può fare oblazione di cose acquistate o possedute ingiustamente […].
Di per sé si può fare oblazione di qualsiasi cosa lecitamente posseduta. Tuttavia indirettamente può capitare che di una cosa legittimamente posseduta non si possa fare oblazione.
Articolo 4
Se ci sia l’obbligo di offrire le primizie
È di legge naturale che l’uomo offra a onore di Dio qualcosa dei beni a lui concessi. Ma che faccia l’offerta a quelle date persone, o che la scelga dalle primizie, o in tale quantità, questo nell’antico Testamento fu determinato dalla legge divina; nel nuovo invece è definito dalle disposizione della Chiesa.
Le decime
Articolo 1
Se l’obbligo di pagare le decime sia strettamente di precetto
L’obbligo di pagare le decime in parte deriva dal diritto naturale e in parte anche dall’istituzione della Chiesa.
Articolo 2
Se si sia tenuti a dare le decime di tutti i beni
Si devono pagare le decime di tutto ciò che si possiede.
Articolo 3
Se le decime vadano date ai chierici
I beni che vengono offerti come decima sono di ordine materiale. Di essi perciò può usufruire chiunque. E così possono essere ceduti anche ai laici.
Articolo 4
Se anche i chierici siano tenuti a dare le decime
I chierici, in quanto sono chierici, cioè in quanto detengono i benefici ecclesiastici, non sono tenuti a pagare le decime. – Per altre cause tuttavia, cioè per il fatto che possiedono in proprio, o dall’eredità paterna, o da un atto di compera, o da altre fonti, sono obbligati a pagare le decime.
Il voto
Articolo 1
Se il voto consista in un semplice proposito della volontà
Per il voto si richiedono necessariamente tre elementi: primo, la deliberazione; secondo, il proposito della volontà; terzo, la promessa, che ne è il costitutivo.
Articolo 2
Se il voto debba sempre riguardare un bene migliore
Il voto, propriamente parlando, ha per oggetto un bene migliore.
Articolo 3
Se sia obbligatoria l’osservanza di qualsiasi voto
L’uomo ha un obbligo strettissimo di adempiere i voti fatti a Dio.
Articolo 4
Se sia opportuno fare dei voti
Fare dei voti è una cosa vantaggiosa.
Articolo 5
Se il voto sia un atto di latria, cioè di religione
Fare voto è un atto di latria, ossia di religione.
Articolo 6
Se sia più lodevole e meritorio fare una cosa senza il voto o con il voto
Compiere un’azione con il voto è cosa migliore e più meritoria che compierla senza voto.
Articolo 7
Se i voti diventino solenni con il conferimento degli ordini sacri e la professione di una regola determinata
Si ha la solennità del voto quando uno col ricevere gli ordini sacri viene applicato al ministero sacro; oppure quando, con la professione di una regola determinata, entra nello stato di perfezione mediante la rinunzia al mondo e alla propria volontà.
Articolo 8
Se le persone sottoposte al potere di altri siano impedite dal fare voti
Uno non può obbligarsi stabilmente con un voto a cose in cui dipende da un altro senza il consenso del proprio superiore.
Articolo 9
Se i fanciulli possano obbligarsi con un voto a entrare in religione
Se il fanciullo, o la bambina, prima della pubertà, è privo dell’uso di ragione, in nessun modo può obbligarsi con voto a qualcosa. Se invece ha raggiunto l’uso della ragione, per quanto dipende da lui può obbligarsi, ma il suo voto può essere invalidato dai genitori, ai quali egli rimane soggetto. In ogni modo, per quanto sia capace di inganno, prima della pubertà non può obbligarsi con i voti solenni alla vita religiosa […]. – Invece dopo gli anni della pubertà i ragazzi possono legarsi alla vita religiosa, sia con i voti semplici che con i voti solenni, indipendentemente dalla volontà dei genitori.
Articolo 10
Se il voto possa essere dispensato
La commutazione è meno della dispensa dal voto. Tuttavia l’una e l’altra facoltà è rimessa all’autorità della Chiesa.
Articolo 11
Se il voto solenne di castità possa essere dispensato
Sembra che la Chiesa potrebbe dispensare dal voto di castità reso solenne dal conferimento dell’ordine sacro […]. Nei voti invece resi solenni dalla professione religiosa la Chiesa non può dispensare.
Articolo 12
Se per la commutazione o la dispensa dei voti si richieda l’autorità di un superiore ecclesiastico
Nella commutazione e nella dispensa dei voti è richieste l’autorità dei superiori ecclesiastici, che in persona di Dio determinano che cosa gli sia gradito.
Il giuramento
Articolo 1
Se giurare sia invocare Dio come testimone
Prendere Dio come testimone è ciò che viene detto «giurare».
Articolo 2
Se sia lecito giurare
Il giuramento di per sé è lecito e onesto […]. Può tuttavia diventare un male per qualcuno se egli lo usa malamente, cioè senza necessità e senza le debite cautele.
Articolo 3
Se la giustizia, il giudizio e la verità costituiscano i tre requisiti del giuramento
[Nel giuramento] si richiede il giudizio, la verità e la giustizia.
Articolo 4
Se giurare sia un atto di religione, o latria
Il giuramento è un atto di religione, o latria.
Articolo 5
Se il giuramento, in quanto cosa utile e buona, debba essere voluto e praticato spesso
[Il giuramento] va considerato non tra le cose da desiderarsi per se stesse, ma tra quelle necessarie alla vita, e di cui abusa chiunque se ne serve fuori dei casi di necessità.
Articolo 6
Se sia lecito giurare per le creature
Il giuramento si riferisce principalmente a Dio, di cui si invoca la testimonianza, ma in maniera secondaria vengono assunte nel giuramento determinate creature, non per quello che valgono in se stesse, ma in quanto in esse c’è una manifestazione della verità divina […].
C’è poi un altro tipo di giuramento, che è l’esecrazione. E in questo caso la creatura viene introdotta come il soggetto che viene esposto al giusto giudizio di Dio.
Articolo 7
Se il giuramento abbia la forza di obbligare
Chi giura di fare una cosa è obbligato a compierla, perché si adempia la verità; purché però non manchino gli altri due requisiti, ossia il giudizio e la giustizia.
Articolo 8
Se l’obbligazione del giuramento sia superiore a quella del voto
Il voto per sua natura è più obbligatorio del giuramento.
Articolo 9
Se qualcuno possa dispensare dal giuramento
Si può dispensare anche dal giuramento.
Articolo 10
Se il giuramento possa essere impedito da certe condizioni di persona o di tempo
Vengono esclusi dal giuramento sia i fanciulli prima della pubertà […], sia gli spergiuri.
L’uso del nome di Dio sotto forma di scongiuro
Articolo 1
Se sia lecito scongiurare un uomo
Se uno con l’invocazione del nome di Dio, o di qualsiasi cosa sacra, intendesse imporre a chi non è suo suddito la necessità di agire, come fa con se stesso mediante il giuramento, il suo scongiuro sarebbe illecito […]. I superiori tuttavia in caso di necessità possono costringere in questo modo i loro sottoposti. Se però uno mira soltanto a ottenere da altri qualcosa senza una vera imposizione, appellandosi al rispetto del nome di Dio o di altre cose sacre, il suo scongiuro è lecito nei riguardi di chiunque.
Articolo 2
Se sia lecito scongiurare i demoni
Scongiurare i demoni sotto forma di preghiera o di persuasione non è lecito; scongiurare invece sotto forma di imposizione è lecito per certe cose e illecito per altre.
Articolo 3
Se sia lecito scongiurare le creature prive di ragione
Se lo scongiuro è rivolto direttamente a tale creatura in se stessa, sarebbe vano scongiurare una creatura irragionevole. Se lo scongiuro invece è rivolto a colui dal quale la creatura priva di ragione riceve la spinta e il movimento, possiamo distinguere due tipi di scongiuro: uno sotto forma di preghiera e l’altro sotto forma di esorcismo, entrambi leciti. Non è lecito invece scongiurare i demoni chiedendo il loro aiuto.
L’uso del nome di Dio nella preghiera di lode
Articolo 1
Se Dio vada lodato con le labbra
La lode delle labbra non è necessaria a motivo di Dio, ma a motivo di chi la pronunzia, perché in tal modo i suoi affetti vengono dalla lode eccitati verso il Signore […]. Inoltre la lode esterna serve a provocare l’affetto degli altri verso Dio.
Articolo 2
Se nella lode di Dio si debba fare uso del canto
Fu opportunamente stabilito che nelle lodi divine si facesse uso del canto, per eccitare in modo più efficace alla devozione le anime meno progredite.
La superstizione
Articolo 1
Se la superstizione sia un vizio contrario alla religione
La superstizione è un vizio che è contrario alla religione per eccesso: non perché nel culto divino offra più di quanto non faccia la vera religione, ma perché offre tale culto o a chi non deve, o come non deve.
Articolo 2
Se ci siano diverse specie di superstizione
Le specie della superstizione si distinguono innanzitutto in base all’oggetto. Infatti il culto divino può essere prestato o a chi si deve, però in maniera indebita, e questa è la prima specie di superstizione, oppure a chi non si deve, cioè a una creatura qualsiasi. E questo è un altro genere di superstizione, che può essere diviso in più specie, secondo i diversi fini del culto divino.
La superstizione nel culto del vero Dio
Articolo 1
Se nel culto del vero Dio ci possa essere qualcosa di condannabile
È una menzogna esprimere con segni esterni il contrario della verità […]. Ora, ciò può capitare per la discrepanza tra l’atto di culto e la realtà da esso significata. Ed è così che risulta condannabile nel tempo della nuova legge, quando ormai i misteri di Cristo si sono compiuti, l’uso delle cerimonie dell’antica legge.
Secondo, nel culto esterno la falsità può dipendere dalle disposizioni di chi lo esercita […]. Così incorre nel peccato di falsità chi a nome della Chiesa offre a Dio un culto contrastante con le forme stabilite dalla Chiesa stessa con l’autorità di Dio, e in essa consuete.
Articolo 2
Se nel culto divino ci possa essere qualcosa di superfluo
In assoluto non ci può essere del superfluo nel culto divino […].
Se però interviene qualcosa che di per sé esula dalla gloria di Dio, o non serve a condurre l’anima a Dio, o a frenare moderatamente le concupiscenze della carne; oppure che sia estraneo alle leggi di Dio e della Chiesa, o contrario alla consuetudine comune […], tutto ciò è da ritenersi superfluo e superstizioso.
L’idolatria
Articolo 1
Se sia giusto elencare l’idolatria tra le specie della superstizione
È cosa superstiziosa prestare il culto divino a qualsiasi creatura.
Articolo 2
Se l’idolatria sia un peccato
È peccato prestare agli idoli un culto esterno o interno.
Articolo 3
Se l’idolatria sia il più grave dei peccati
In base al peccato in se stesso il peccato più grave è quello dell’idolatria […].
In base però alle condizioni soggettive di chi pecca, nulla impedisce che pecchino più gravemente gli eretici, i quali scientemente corrompono la fede ricevuta, che non gli idolatri, i quali peccano per ignoranza. E così pure anche altri peccati possono essere più gravi perché commessi con maggiore disprezzo.
Articolo 4
Se le cause dell’idolatria siano da riscontrarsi nell’uomo
Due sono le cause dell’idolatria. La prima è solo dispositiva. E questa è da ricercarsi nell’uomo […].
L’altra causa invece che dà all’idolatria il suo compimento va cercata nei demoni.
La superstizione divinatoria
Articolo 1
Se la divinazione sia un peccato
La divinazione è sempre un peccato.
Articolo 2
Se la divinazione sia una specie della superstizione
La divinazione è chiaramente una specie della superstizione.
Articolo 3
Se si debbano determinare più specie di divinazione
Vi sono tre generi di divinazione […], ma ciascuno di questi generi abbraccia molte specie.
Articolo 4
Se la divinazione fatta con l’invocazione dei demoni sia illecita
Tutte le divinazioni fatte con l’invocazione del demonio sono illecite per due motivi: primo, per la loro origine, secondo, per le conseguenze che ne derivano.
Articolo 5
Se la divinazione fondata sull’astrologia sia illecita
Se uno si serve dell’osservazione degli astri per prevedere il futuro casuale o fortuito, o anche per predire con certezza gli avvenimenti umani, ciò è dovuto a un’opinione falsa e menzognera. E allora interviene l’opera del demonio. Perciò tale divinazione è superstiziosa e illecita. – Se invece uno si serve dell’osservazione degli astri per prevedere fenomeni che sono causati dai corpi celesti, quali la siccità, la pioggia e simili, allora la sua divinazione non né illecita né superstiziosa.
Articolo 6
Se la divinazione fondata sui sogni sia illecita
Se uno si serve dei sogni per prevedere il futuro in quanto i sogni derivano da una rivelazione divina, oppure da cause naturali intrinseche o estrinseche, nei limiti in cui queste possono valere, allora la divinazione o predizione non è illecita. Se invece tale divinazione è causata da rivelazioni fatte dai demoni, con i quali si hanno dei patti espliciti […], oppure impliciti […], allora essa è illecita e superstiziosa.
Articolo 7
Se la divinazione fondata sugli auguri, sui presagi e su altre osservazioni del genere relative alle cose esterne, sia illecita
Qualsiasi predizione o divinazione di questo genere, se pretende di estendersi oltre i limiti possibili secondo l’ordine della natura o della divina provvidenza, è superstiziosa e illecita.
Articolo 8
Se il sortilegio sia una divinazione illecita
Se uno ricorre alle sorti pensando che gli atti umani richiesti per il sortilegio dipendano nei loro effetti dalle disposizioni degli astri, la sua è un’opinione stolta e falsa, e quindi aperta all’intervento diabolico. Perciò tale divinazione è superstiziosa e illecita […].
Diversamente, ci si affida alla fortuna, e ciò può accadere solo nella sorte divisoria, l’azione sembra che non presenti altro vizio che quello di una certa leggerezza.
Se invece si attende il giudizio del sorteggio da una causa spirituale, in certi casi c’è chi lo attende dai demoni […]. Allora, questi sortilegi sono illeciti e proibiti dai Canoni.
Altre volte invece il giudizio è atteso da Dio […]. Tuttavia anche in questi casi in quattro modi può insinuarsi la colpa […].
Nei casi di urgente necessità è però lecito chiedere mediante le sorti, con la debita riverenza, il giudizio di Dio.
Le vane osservanze superstiziose
Articolo 1
Se sia illecito praticare le osservanze dell’arte notoria
L’arte notoria è illecita e inefficace.
Articolo 2
Se le pratiche ordinate a trasmutare i corpi, p. es. a produrre la guarigione, o qualcosa del genere, siano lecite
Si deve considerare se per natura tali pratiche hanno la capacità di produrre tali effetti, perché se per natura non possono produrli, ne segue che non sono adoperate come cause, ma come segni. E allora rientrano nei segni convenzionali stabiliti con i demoni.
Articolo 3
Se le osservanze ordinate a prevedere la buona o la cattiva fortuna siano illecite
Tutte queste osservanze sono superstiziose e illecite.
Articolo 4
Se sia illecito portare appese al collo delle formule sacre
In tutti gli incantesimo o formule da portarsi occorre badare a due cose. Primo, al contenuto, secondo, se in mezzo alle parole sacre non siano intercalate delle cose vane, poiché ciò è da considerarsi superstizioso.
La tentazione di Dio
Articolo 1
Se la tentazione di Dio consista nel compiere delle cose contando unicamente sulla sua potenza
L’uomo tenta Dio talora con le parole e talora con i fatti […].
Quando uno per necessità o per un’utilità si affida all’aiuto di Dio nelle sue preghiere o nel suo agire, questo non è un tentare Dio […]. Quando invece ci si comporta così senza necessità e senza scopo, allora ciò equivale a tentare Dio.
Articolo 2
Se tentare Dio sia un peccato
Tentare Dio per riscontrarne personalmente la potenza è un peccato.
Se però uno mette alla prova quanto riguarda le perfezioni divine non per riscontrare ciò personalmente, ma per darne la dimostrazione ad altri, allora non è un tentare Dio.
Articolo 3
Se la tentazione di Dio si contrapponga alla virtù della religione
Tentare Dio è un peccato contrario alla virtù della religione.
Articolo 4
Se la tentazione di Dio sia un peccato più grave della superstizione
Il peccato di superstizione è più grave del peccato della tentazione di Dio.
Lo spergiuro
Articolo 1
Se per lo spergiuro si richieda la falsità di quanto uno conferma col giuramento
La falsità è nella natura dello spergiuro.
Articolo 2
Se ogni spergiuro sia un peccato
Lo spergiuro è manifestamente un peccato contrario alla religione, che ha il compito di onorare Dio.
Articolo 3
Se lo spergiuro sia sempre un peccato mortale
Lo spergiuro è nel suo genere un peccato mortale.
Articolo 4
Se commetta peccato chi esige il giuramento da uno spergiuro
Se si esige il giuramento a proprio vantaggio come persona privata bisogna distinguere. Se uno non sa che l’altro giurerà il falso, e quindi dice: «Giuramelo» per potersi fidare, non c’è peccato; però è una tentazione umana, in quanto deriva dalla nostra miseria: «Il di più viene dal maligno» [Mt 5, 37]. Se invece uno sa che l’altro ha agito contrariamente a quanto dice, e lo costringe ugualmente a giurare, commette un omicidio.
Se però uno esige il giuramento come persona pubblica, cioè a norma delle leggi e dietro la richiesta di altri, allora non è in colpa se esige il giuramento, qualunque sia il comportamento di chi è sul punto di giurare.
Il sacrilegio
Articolo 1
Se il sacrilegio consista nella violazione di una cosa sacra
Tutte le mancanze di rispetto verso le cose sacre costituiscono un’ingiuria verso Dio, e hanno natura di sacrilegio.
Articolo 2
Se il sacrilegio sia un peccato specificamente distinto
Esso è un peccato specificamente distinto.
Articolo 3
Se le varie specie di sacrilegi si distinguano in base alla distinzione delle cose sacre
Sarà secondo i diversi aspetti che la santità delle cose sacre presenta che bisognerà distinguere le varie specie di sacrilegi […]. Il sacrilegio commesso contro una persona sacra è più grave di quello commesso contro un luogo sacro.
E anche la terza specie di sacrilegio, cioè la violazione delle cose sacre, presenta gradi diversi secondo la differenza delle cose sacre. Tra queste occupano il primo posto i sacramenti, e il principale dei sacramenti è il sacramento dell’Eucaristia, che contiene Cristo medesimo. Quindi il sacrilegio commesso contro questo sacramento è il più grave di tutti. Subito dopo i sacramenti vengono i vasi sacri, le immagini sacre e le reliquie dei santi […]. Poi vengono gli oggetti decorativi della chiesa e i paramenti dei ministri del culto. E finalmente i beni, mobili e immobili, destinati al sostentamento dei ministri. Chiunque dunque pecca contro una delle cose suddette commette un peccato di sacrilegio.
Articolo 4
Se la pena del sacrilegio debba essere pecuniaria
La pena conveniente al sacrilegio, che fa ingiuria alle cose sacre, è la scomunica, mediante la quale uno viene privato di esse […]. Dalle leggi civili viene applicata la pena di morte, e dalla Chiesa, che non infligge mai la morte corporale, viene applicata una pena pecuniaria.
La simonia
Articolo 1
Se la simonia sia la deliberata volontà di comprare o di vendere cose spirituali, o beni annessi a cose spirituali
L’uomo, vendendo o comprando cose spirituali, manca di rispetto a Dio e alle cose divine. Quindi pecca contro la religione.
Articolo 2
Se sia sempre illecito dare del danaro per i sacramenti
Ricevere denaro per la grazia spirituale dei sacramenti è un peccato di simonia, che non può essere giustificato da alcuna consuetudine […]. Invece non è simonia e non è peccato ricevere qualcosa per il sostentamento di coloro che amministrano i sacramenti, seguendo le norme della Chiesa e le consuetudini legittime.
Articolo 3
Se sia lecito dare e ricevere del danaro per atti di ordine spirituale
È un atto di simonia vendere o comprare ciò che di spirituale si trova in questi atti, mentre è cosa lecita prendere o dare un compenso per il sostentamento di chi impartisce i beni spirituali, seguendo le norme della Chiesa e le consuetudini legittime. Si deve però escludere l’intenzione di comprare e di vendere, e non si deve costringere chi non vuol dare ricorrendo alla sottrazione dei beni spirituali da impartire. Ciò infatti darebbe alla cosa l’aspetto di un commercio. – Una volta però che i beni spirituali sono stati impartiti gratuitamente, è lecito in seguito esigere, con l’intervento dell’autorità superiore, da chi può ma non vuole, le contribuzioni stabilite e consuete.
Articolo 4
Se sia lecito accettare del danaro per i beni connessi con le cose spirituali
I beni connessi con le cose spirituali come dipendenti da esse non possono essere mai disgiunti dalle cose spirituali, quindi in nessun modo è lecito venderli.
Certi beni invece non presuppongono le cose spirituali, ma piuttosto in ordine di tempo le precedono. Essi quindi possono in un certo modo essere venduti, non però in quanto sono connessi con dei beni spirituali.
Articolo 5
Se sia lecito dare cose spirituali in compenso di prestazioni personali o verbali
Come si commette simonia accettando danaro o qualsiasi altro bene esterno, che rientra nelle «prestazioni in denaro», così la si commette anche con le «prestazioni verbali», o con quelle «personali».
Articolo 6
Se sia giusto che i simoniaci siano puniti con la privazione di quanto hanno acquistato per via simoniaca
Chi ha conseguito una qualsiasi realtà spirituale mediante un compenso, non può ritenerlo lecitamente.
Inoltre i simoniaci, sia quelli che vendono sia quelli che comprano i beni spirituali, come anche gli stessi mediatori, sono puniti anche con altri castighi: con la deposizione e con l’infamia, se sono chierici; con la scomunica, se sono laici.