(IV, 82) Gli uomini risorgeranno immortali
La necessità di morire è un difetto che proviene alla natura umana in seguito al peccato. Ora, con il merito della sua passione Cristo ha riparato i difetti della natura provenienti dal peccato […]. Ed è più efficace il merito di Cristo nell’eliminare la morte che il peccato di Adamo nell’introdurla. Perciò quelli che risorgeranno perché liberati grazie a Cristo dalla morte, non dovranno più subirla. L’effetto deve assomigliare alla causa. Ora, la causa della nostra futura risurrezione, come si è detto [c. 79], è la risurrezione di Cristo. Come dunque Cristo è risorto per mai più morire, come si legge in Rm 6,9: «Cristo che risorge dai morti non muore più», così anche gli uomini risorgeranno in modo da non dover più morire. Le nature inferiori nel loro agire tendono alla perpetuità. Infatti tutte le azioni delle nature inferiori sono ordinate alla generazione, il cui fine è la conservazione perenne della specie: per cui la natura non ha come ultimo fine questo particolare individuo, ma in esso ha di mira la conservazione della specie. E la natura ha tale finalità in quanto agisce per la virtù di Dio, che è la prima radice della perpetuità. E così anche il Filosofo ritiene che il fine della generazione sia quello di partecipare all’essere divino secondo la perpetuità. Perciò molto di più tende a qualcosa di perpetuo l’azione di Dio stesso. Ora, la risurrezione non è ordinata a perpetuare la specie, poiché ciò si poteva ottenere mediante la generazione. Quindi deve essere ordinata alla perpetuità dell’individuo. Non però solo secondo l’anima, poiché questo l’anima lo aveva già prima della risurrezione. Quindi secondo il composto. Perciò l’uomo che risorge vivrà in perpetuo.
(IV, 83) Nei risorti non ci saranno l’uso dei cibi e le attività veneree
[n. 1]. Eliminata la vita corruttibile, è necessario eliminare quanto serviva alla vita corruttibile. Ora, è chiaro che l’uso dei cibi serve alla vita corruttibile [per riparare le perdite e per la crescita], e così pure l’unione dell’uomo e della donna serve alla vita corruttibile, poiché è ordinata alla generazione, con la quale viene conservato nella specie ciò che non si può conservare nell’individuo. Ora, la vita dei risorti, come abbiamo dimostrato [c. 82], è incorruttibile. Dunque nei risorti non ci sarà l’uso dei cibi, né le attività veneree. [Con tutte le conseguenze del caso].
(IV, 84) I corpi dei risorti saranno della stessa natura
La nostra risurrezione sarà conforme alla risurrezione di Cristo, come dice l’Apostolo [Fil 3,21]: «Egli restaurerà il corpo della nostra miseria conformandolo al corpo della sua gloria». Ora, Cristo dopo la sua risurrezione aveva un corpo palpabile composto di carne e ossa, così che, come riferisce san Luca [24,39], dopo la sua risurrezione ebbe a dire ai discepoli: «Toccate e guardate: uno spirito non ha carne e ossa come vedete che io ho». Quindi anche gli altri uomini nel risorgere avranno corpi palpabili, composti di carne e ossa. – E così via …
(IV, 85) I corpi dei risorti avranno disposizioni diverse
Tutti i corpi dei risorti, sia buoni che cattivi, saranno incorruttibili. E la ragione è triplice. Primo, in base al fine. Infatti tanto i buoni quanto i cattivi risorgeranno per ricevere anche nel corpo il premio o il castigo […]. Secondo, in base alla causa formale, che è l’anima. È infatti opportuno che l’anima riprenda un corpo incorruttibile, come lo è l’anima. Terzo, in base alla causa agente della risurrezione. Dio infatti, che richiamerà in vita i corpi corrotti, a maggior ragione potrà conservare in essi la vita restaurata.
(IV, 86) Le qualità dei corpi risuscitati
Come l’anima che gode della visione di Dio è ripiena di luce spirituale, così, per una certa ridondanza dell’anima nel corpo, anche il corpo, a suo modo, sarà rivestito dello splendore della gloria. Mt 13,43: «I giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro» […]. E il corpo obbedirà in tutto alla voce dello spirito, per cui i corpi dei beati risuscitati avranno la dote dell’agilità […].
(IV, 87) Il luogo dei corpi glorificati
Poiché ci deve essere proporzione fra il luogo e la realtà che vi si trova, è logico che i corpi dei risorti, ottenendo le proprietà dei corpi celesti, abbiano anche una localizzazione celeste; o meglio, più che nei cieli essi sono «al di sopra di tutti i cieli», per essere con Cristo, dalla cui virtù verranno condotti a questa gloria. Di lui infatti l’Apostolo ha scritto [Ef 4,10]: «È salito sopra tutti i cieli, per riempire tutte le cose».
(IV, 88) Il sesso e l’età dei risuscitati
Non si deve credere, come pensarono alcuni, che nei risorti venga a mancare il sesso femminile […]. La fragilità del sesso femminile, infatti, non è un ostacolo alla perfezione dei risorti. Poiché si tratta di una fragilità dovuta non a un’imperfezione della natura, ma voluta dalla natura. E negli esseri umani le stesse distinzioni naturali mostrano la perfezione della natura e la sapienza di Dio, che dispone con ordine tutte le cose […]. Tutti poi dovranno risorgere nell’età di Cristo, che è l’età giovanile, poiché la perfezione della natura si raggiunge solo in essa. Infatti l’infanzia non ha ancora raggiunto con lo sviluppo la perfezione della natura; e l’età senile, col suo deperimento, se ne è già allontanata.
(IV, 89) Le qualità dei corpi risorti nei dannati
Questi corpi dovranno essere proporzionati alle anime dannate. Ora, le anime dei malvagi hanno buona la natura, in quanto è creata da Dio, ma avranno una volontà disordinata, avulsa dal proprio fine. Perciò i loro corpi saranno reintegrati rispetto alle qualità naturali, e risorgeranno nell’età perfetta […]. Siccome però la loro anima, per il suo volere, è lontana da Dio e priva del suo ultimo fine, il loro corpo non sarà spirituale, come se fosse pienamente soggetto allo spirito, ma piuttosto la loro stessa anima sarà carnale, per i suoi affetti sregolati. Né questi corpi saranno dotati di agilità, come se ubbidissero all’anima senza difficoltà, ma saranno piuttosto pesanti e gravi, e in qualche modo insopportabili alle anime, come anche le anime stesse sono avulse da Dio per la disobbedienza. Rimarranno anche passibili come adesso, o anche di più […]. Saranno poi opachi e tenebrosi. Di qui 1 Cor 15,51: «Noi tutti risorgeremo, ma non tutti saremo trasformati».