Ubriachezza (II-II, 150)

L’ubriachezza

Articolo 1

Se l’ubriachezza sia un peccato

In quanto menomazione conseguente al molto vino bevuto, che rende privi dell’uso di ragione, l’ubriachezza non è una colpa, ma un castigo che accompagna una colpa.

In quanto atto invece con cui uno cade in tale miseria, esso può causare l’ubriachezza in due maniere. Prima di tutto per l’eccessiva forza del vino, non prevista dal bevitore. E anche in questo caso l’ubriachezza può capitare senza colpa […]. In secondo luogo per la brama e l’uso disordinato del vino. E così l’ubriachezza è un peccato, rientrando nel peccato di gola come una specie nel suo genere.

Articolo 2

Se l’ubriachezza sia un peccato mortale

Se uno ignora che la bevanda è eccessiva e capace di ubriacare, può non esserci il peccato. – Secondo, se uno si accorge che la bevanda è troppa, ma ne ignora il potere inebriante, l’ubriachezza può essere veniale. – Terzo, se uno avverte chiaramente che la bevanda è troppa ed è inebriante, e tuttavia preferisce ubriacarsi piuttosto che astenersi dal bere […], in questo caso l’ubriachezza è un peccato mortale.

Articolo 3

Se l’ubriachezza sia il più grave dei peccati

I peccati che sono direttamente contro Dio sono più gravi del peccato di ubriachezza, che si oppone direttamente al bene della ragione umana.

Articolo 4

Se l’ubriachezza scusi dal peccato

Dal lato della menomazione che ne deriva […], l’ubriachezza porta a scusare il peccato, poiché causa l’involontarietà dovuta all’ignoranza, o incoscienza. – Invece in rapporto all’atto antecedente bisogna distinguere, poiché se da tale atto l’ubriachezza è derivata senza peccato, allora le mancanze successive sono del tutto esenti da colpa […]. Se invece l’atto precedente era colpevole, allora uno non è scusato totalmente dai peccati che ne derivano […]. Tuttavia il peccato successivo risulta diminuito.

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