(I, 3) Modi possibili per manifestare la volontà divina
Tra le cose che affermiamo di Dio […] alcune superano ogni capacità della ragione umana […], altre invece possono essere raggiunte dalla ragione naturale, e furono anche dimostrate dai filosofi.
(I, 4) È conveniente che all’uomo vengano proposte da credere anche le verità divine raggiungibili dalla ragione naturale
In caso contrario, infatti, tali verità verrebbero conosciute da pochi, con difficoltà e con mescolanza di errori.
(I, 5) È opportuno che all’uomo vengano proposte da credere cose che la ragione umana non può investigare
Ciò per tre motivi. Primo, per accendere il desiderio; secondo, per mostrare la trascendenza di Dio; terzo, per porre un freno alla presunzione.
(I, 6) Credere le cose di fede non è un atto di leggerezza
Sarebbe infatti il più strepitoso dei miracoli se il mondo fosse stato indotto a credere cose tanto ardue, a compiere azioni tanto difficili e a sperare cose tanto alte, se non fosse stato indotto a ciò da prodigi mirabili [compiuti] da uomini semplici e poveri.
(I, 7) Le verità di fede non sono incompatibili con la ragione
Non sono incompatibili poiché la fede e la ragione vengono entrambe da Dio […]. Dal che si ricava con chiarezza che tutte le argomentazioni addotte contro gli insegnamenti della fede non derivano logicamente dai principi primi naturali […], e quindi non hanno valore di dimostrazioni.
(I, 8) Il rapporto tra la ragione umana e le verità di fede
Anche se le verità di fede non godono dell’evidenza, tuttavia una conoscenza imperfetta di realtà sublimi dà più gioia di una conoscenza perfetta di realtà meno nobili.