Virtù, morali e intellettuali (I-II, 57-58)

Le virtù intellettive

Articolo 1

Se gli abiti intellettivi di ordine speculativo siano virtù

Gli abiti intellettivi di ordine speculativo possono essere denominati virtù in quanto conferiscono la capacità di quella buona attività che è la considerazione [attuale] del vero (è questo infatti il bene agire dell’intelletto), tuttavia non sono virtù in quell’altro senso, cioè non conferiscono il buon uso della facoltà e dell’abito […]. Quindi ci può essere un merito anche nell’esercizio di questi abiti [solo] quando esso proviene dalla carità.

Articolo 2

Se ci siano solo tre abiti intellettuali di ordine speculativo,
cioè la sapienza, la scienza e l’intelletto

Ciò che è noto di per sé viene percepito dall’intelletto in maniera istantanea […], e l’abito che predispone l’intelligenza alla considerazione di una verità di questo genere è detto intelletto, ed è l’abito dei [primi] principi. – Ciò che invece è noto attraverso altro non è colto dall’intelletto subito, ma con una ricerca della ragione, e ha carattere di termine ultimo. Il quale può verificarsi in due modi: o come ultimo in un certo genere, o come ultimo rispetto a tutta la conoscenza umana: nel primo caso abbiamo la scienza, nel secondo la sapienza.

Articolo 3

Se gli abiti intellettuali delle arti e mestieri siano virtù

Propriamente parlando, l’arte è un abito operativo, e tuttavia in qualcosa coincide con gli abiti speculativi […]. Perciò le arti hanno natura di virtù come gli abiti speculativi.

Articolo 4

Se la prudenza sia una virtù distinta dall’arte

La prudenza è una virtù distinta dall’arte.

Articolo 5

Se la prudenza sia una virtù necessaria per l’uomo

La prudenza è una virtù necessaria a ben vivere.

Articolo 6

Se l’«eubulia», la «synesis» e la «gnome» siano virtù annesse alla prudenza

Alla virtù che ha il compito di ben comandare, cioè alla prudenza, vanno aggiunte come virtù secondarie l’eubulia, che ha il compito di ben deliberare, nonché la synesis e la gnome, che hanno quello di giudicare.

 

La distinzione delle virtù morali da quelle intellettuali

Articolo 1

Se ogni virtù sia una virtù morale

Non tutte le virtù possono dirsi morali, ma soltanto quelle che risiedono in una facoltà appetitiva.

Articolo 2

Se le virtù morali siano distinte dalle virtù intellettuali

Come l’appetito è distinto dalla ragione, così le virtù morali sono distinte da quelle intellettuali.

Articolo 3

Se la distinzione delle virtù in morali e intellettuali sia adeguata

Ogni virtù umana è o intellettuale o morale.

Articolo 4

Se ci possa essere una virtù morale senza le virtù intellettuali

Le virtù morali possono esistere senza certe virtù intellettuali, quali la sapienza, la scienza e l’arte, ma non senza l’intelletto e la prudenza.

Articolo 5

Se ci possa essere una virtù intellettuale senza le virtù morali

Le altre virtù intellettuali possono esistere anche senza le virtù morali; non però la prudenza.

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