La volontà e l’intelligenza dei dannati
Articolo 1
Se ogni volere dei dannati sia cattivo
Il volere deliberativo in essi è solo cattivo.
Articolo 2
Se i dannati si pentano del male commesso
Se ne pentiranno indirettamente, in quanto si rattristeranno del castigo.
Articolo 3
Se i dannati mediante un atto retto e deliberato della ragione possano volere non esistere
Dal punto di vista dell’eliminazione di una vita penosa, per i dannati è meglio non esistere che esistere miseramente.
Articolo 4
Se nell’inferno i dannati desiderino la dannazione anche degli altri che non sono dannati
Essi vorrebbero che tutti i beati fossero dannati.
Articolo 5
Se i dannati abbiano odio verso Dio
I dannati hanno odio verso di lui.
Articolo 6
Se i dannati possano demeritare
Dopo il giorno del giudizio non ci sarà più alcun merito o demerito.
Articolo 7
Se i dannati possano servirsi delle nozioni acquisite in questo mondo
Nei dannati non vi sarà nulla che non sia materia e causa di tristezza, e non mancherà nulla che appartenga alla tristezza. E così pure saranno tormentati dal pensiero che delle realtà oggetto di conoscenza speculativa avranno solo una nozione imperfetta, e non quella perfetta che avrebbero potuto raggiungere.
Articolo 8
Se i dannati penseranno a Dio
Vi penseranno non così da goderne, ma solo quanto a ciò che gli è quasi accidentale nei suoi effetti, come il punire e altre cose del genere. E sotto questo aspetto il pensiero di Dio può causare tristezza. Ed è questo il modo in cui i dannati penseranno a Dio.
Articolo 9
Se i dannati vedano la gloria dei beati
Prima del giorno del giudizio i dannati vedranno i beati nella gloria, non in modo però da conoscere quale sia la loro gloria, ma solo venendo a sapere che essi sono in una certa gloria inestimabile […]. Dopo il giorno del giudizio poi essi saranno privati del tutto della visione dei beati. Ciò però non diminuirà la loro pena, ma la accrescerà.